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Casa della Sinistra “ma sulla stessa barca di tutti” Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
giovedì 12 febbraio 2009
Sergio Anceschi e Sergio Giacomini
Sergio Anceschi e Sergio Giacomini
Sergio Anceschi e Sergio Giacomini. Doppio caffè elettorale, questa volta, con due protagonisti invece che uno, a simboleggiare lo spirito di partecipazione che caratterizza la Casa della Sinistra: “Siamo un po’ quello che rappresentava la Casa del Popolo di una volta: aggregazione della gente senza schemi politici e partitici.” Ci spiegano, inoltre, con quali progetti risolverebbero la crisi economica. Anche grazie ad industriali illuminati “alla Sghedoni”…

Innanzitutto, cos’è la Casa della Sinistra?

Anceschi: La Casa della Sinistra del distretto ceramico è un’aggregazione nata a sinistra dopo il disastro alle ultime Politiche della Sinistra Arcobaleno.
Siete una realtà relativamente recente.
A: Della scorsa primavera. C’era un progetto a sinistra di voler aggregare, al di là dei partiti, per cambiare questo genere di cose.
Vorreste fare quello che non è riuscita a compiere la Sinistra Arcobaleno?
A: Il discorso della Casa della Sinistra è un po’ quello della Casa del Popolo di una volta: ripartire dall’aggregazione della gente senza schemi politici e partitici. Dalla partecipazione.
Non siete, quindi, iscritti a partiti…
A: Tra di noi ci sono anche alcuni iscritti a partiti come Verdi o Rifondazione. Ma partecipano alle nostre riunioni come gli altri, con le nostre regole: lavoriamo come assemblea. Trenta individui di cui normalmente se ne ritrovano 10-15 per discutere. Basta a segreterie che sembrano consigli di amministrazione… La politica va fatta attraverso la gente.
Quindi tutte le vostre prese di posizione sono il risultato di un lavoro di consultazione.
A: Sì.
Ma come sono i rapporti tra voi e i partiti tradizionali della sinistra?
A: Buoni, e speriamo migliorino ancora. Anche perché miriamo a qualcosa di più dell’unità della sinistra: “semplicemente” al buonsenso, per il bene comune...
Il buonsenso applicato alla politica, in vista delle elezioni, potrebbe prevedere una lista unica a sinistra del PD?
Giacomini: Più che tendere ad unire le segreterie dei partiti, che è una cosa che fa venire l’orticaria solo a dirla, ci interessa di più riunire ed unire il più possibile di persone. E oltretutto non necessariamente di sinistra. Oggi c’è un sacco di gente che non sa come definirsi, soprattutto tra le nuove generazioni. Non sono disinteressate alla politica, ma a queste distinzioni “destra-sinistra” che trovano abbastanza aliene.
E’ quindi certo che una vostra lista verrà presentata?
A: Vedremo. Non ci interessano i giochini tipo “un consigliere in più, uno in meno”. Prima ci interessa vedere quanta gente potrebbe essere insieme a noi a proporre idee. Concrete.
Che differenze vedete tra il PD e il gruppo PdL-Lega? In tanti hanno sostenuto che alcune politiche di Pattuzzi ricordino quelle della destra.
A: Vedo con piacere che adesso c’è un dibattito all’interno del PD che potrebbe anche sfociare in qualcosa di buono. Però di fatto, purtroppo, per certi versi la politica di Pattuzzi non è dissimile a quella del PdL. Ed è una cosa che abbiamo fatto notare più volte. La cosa non ci fa piacere anche perché soprattutto nella base del PD ci sono forze assolutamente positive.
G: Ma poi vale sempre il discorso che in fondo ci interessa poco se il PD sta facendo qualcosa di simile al PdL… Non importa da dove arrivano le buone idee. Il problema è che il PD a Sassuolo fa cose che non ci piacciono. Non è tanto il partito quello da giudicare, ma le cose: se sono buone o meno, possono arrivare da chiunque.
Ad esempio?
A: Il Piano regolatore va rivalutato: non sono previste le case popolari, non c’è un progetto nuovo e ambientale per ricostruire la città. E deve nascere la “Sassuolo capitale della ceramica” come una delle risposte alla crisi: un progetto che porti a Sassuolo il commercio della ceramica, dell’impiantistica, del disegno. Fatto in maniera eco-compatibile, con auto-produzione energetica. Cose assolutamente effettuabili sia nel pubblico che nel privato.
Crisi ceramica: c’è un pessimismo eccessivo o il distretto sta davvero finendo?
G: Se continua così è la fine. La politica non sta facendo politica. Ci sono un sacco di politici ma di politica non ce n’è, non vengono dati indirizzi, orizzonti. Qui, dove va veramente tutto alla malora, devi dare motivazioni alla gente che si sbatte, se no alla lunga ci si sfibra. Questo modello non regge: lo dicono scienziati ed economisti.
La scheda di Anceschi e GiacominiNon vi sarà facile convincere gli industriali.
G: Lei dice? Sghedoni della Kerakoll ha assunto da poco 100 ingegneri in un momento per ricerca e sviluppo, convinto che si esca da questa situazione buttandosi su studi e ricerche eco-compatibili. La Ferrari si è dotata di pannelli solari e nel 2010 sarà completamente autosufficiente da un punto di vista energetico. Io sono anche “a-classista”: ci sono industriali che scappano con la cassa, ma ce ne sono altri che hanno usta; ci sono operai che si ingegnano per modificare le loro condizioni, mentre ce ne sono altri che bestemmiano contro gli immigrati “perché gli fregano il lavoro”. Servono progetti condivisi e poi via: chi c’è, c’è.
Due parole sulla gestione del caso Iris…
A: Il problema non è solo dell’Iris. Un imprenditore acquisisce ricchezza attraverso il lavoro della gente. Dovrebbe, quindi, avere un obbligo sociale. Il problema è che invece ben poche cose rispondo all’etica. Se qui si è formata ricchezza è perché una popolazione intera si è sforzata per crearla. E quindi mi chiedo: è giusto che solo la parte più bassa debba soffrire il peso di tutta la piramide che crolla? E occorrerebbe intervenire subito, invece la politica continua a fare dibattiti, sperando solo che la sala in cui si organizzano sia piena…
Ma cosa rispondereste ad un industriale che vi dicesse “le vostre sono belle parole, ma noi dobbiamo combattere contro Cina e altre realtà altamente concorrenziali, e quindi siamo costretti ad investire altrove, a discapito del distretto”?
G: Quanta è vera questa cosa? La Cina, ad oggi, ha gli stessi problemi che abbiamo noi. Il PIL della Cina è crollato.
Negli ultimi tempi sì. Ma fino a poco tempo fa l’ascesa cinese pareva inarrestabile.
G: Qualche illuminato c’era arrivato già 15 anni fa, ma la maggior parte, tra cui me stesso, no. Il fatto è che quello che era vero due anni fa, adesso non lo è più. Tutto sta cambiando velocemente. Schemi giustificabili se non validi, adesso non valgono più. A quel ipotetico industriale direi la stessa cosa che direi ad un insegnante o ad un impiegato: forse per la prima volta, siamo davvero tutti nella stessa barca. Tutti. L’unico modo per cavarci le penne è appunto un progetto produttivo e conveniente in cui ci si possa riconoscere. Gli studi mondiali ed europei dimostrano che le crisi ambientale, economica e sociale sono tre facce della stessa medaglia, ovvero quel modello di sviluppo che è crollato. Un modo diverso c’è, altrimenti torniamo all’età della pietra.
Per chiudere. Giugno 2009, ipotesi: vi presentate con una vostra lista. Ad un eventuale ballottaggio Pattuzzi-Caselli, dareste indicazioni precise di voto?
A: Non sicuramente per questa destra, ma neanche per questo centro-sinistra se non cambia determinate cose… Noi ci riteniamo alternativi.
G: Un progetto come questo non può prescindere comunque dalla libertà assoluta di preferenza. Se è vero che questo progetto raccoglierà gente di sinistra dispersa ma anche di altre realtà, non avrebbe senso “indirizzarli” verso questo o quest’altro. Sarebbe normale, per me, che ognuno si regolasse secondo coscienza.


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