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Mafia a Sassuolo? Per i politici “sì e no” Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni (con Chiara Dini)   
giovedì 06 luglio 2006

Diverse reazioni da parte degli esponenti politici locali dopo la conferenza di Giugno 2006 del consulente della Commissione antimafia Enzo Ciconte sul tema “Sassuolo tra mafia, camorra e ‘ndrangheta”, conferenza organizzata dal "Sassolino" con l'appoggio del Circolo Pierangelo Bertoli

Si è parlato a lungo di “mafie” lo scorso 22 giugno in via Rocca. L’argomento “malavita organizzata” ha richiamato tantissima gente.
La mafia tira, non c’è niente da fare. E’ una piovra anche da questo punto di vista. La Sala Biasin era colma. Non crediamo che se si fosse parlato di “evasione fiscale” ci sarebbe stata una tale partecipazione… Durante le proiezioni della trilogia del Padrino erano zeppi i cinema di tutto il mondo, ma è improbabile che avrebbe successo una serie dedicata agli evasori. A meno che non si parli di Alphonse Gabriel Capone detto “Al”, evasore sì e per questo imprigionato, ma prima di tutto e soprattutto mafioso.
La mafia (o camorra o ‘ndrangheta che sia) tira. Sarà perché rispecchia, se vogliamo, la nostra parte vigliacca e violenta, e così, magari per esorcizzarla, ne siamo attratti.
Qui a Sassuolo per due anni abbiamo avuto un vero Padrino, Gaetano Badalamenti, confinato dalle autorità nella nostra cittadina tra il 1974 ed il 1976 (la nostra redazione ha sviluppato una lunga inchiesta scritta e video sulla permanenza di Badalamenti a Sassuolo. Per consultarla clicca qui ).

Il professor Enzo Ciconte, consulente della Commissione antimafia e primo docente in Italia di Storia della criminalità organizzata, ha ripercorso nel suddetto 22 giugno alcune delle gesta di don Tano, dai suoi tentativi (falliti) di impiantare radici nella nostra terra alla sua capacità di influire, seppur a distanza, sull’intera organizzazione. Sì, per quanto riguardava l’isolamento non è che il “confino” fosse particolarmente efficace, dato che Badalamenti riusciva addirittura ad imbastire nel sassolese vere e proprie riunioni con altri boss. Ma Ciconte ha più volte sottolineato e lodato la capacità degli amministratori locali di non cedere alle pressioni di don Tano, preservando per quanto possibile la nostra zona. E capaci nell’affrontare la malavita organizzata furono e sono, in generale, gli amministratori dell’intera Emilia. Insomma, secondo il professore gran parte del merito della sostanziale immunità delle nostre terre, quantomeno se paragonate con quelle meridionali, sarebbe dei politici.

Al centro Enzo Ciconte, consulente della Commissione antimafia e docente di Storia della criminalità organizzata, parla di “Sassuolo tra mafia, camorra e ‘ndrangheta”
Enzo Ciconte, consulente della Commissione antimafia e docente di Storia della criminalità organizzata, parla di “Sassuolo tra mafia, camorra e ‘ndrangheta” davanti al folto pubblico accorso in sala Biasin per la conferenza organizzata dal “Sassolino” in collaborazione con il Circolo “Pierangelo Bertoli”

Non tutti i rappresentanti di partito presenti alla conferenza, però, si dicono d’accordo: “Ciconte è un personaggio straordinario, il suo lavoro ed il suo coraggio meritano un plauso - esordisce Francesco Menani, capogruppo della Lega Nord sassolese -. Ma il merito della situazione emiliana è da attribuire innanzitutto alla gente, non a chi l’ha governata. E’ grazie al modo di pensare sano ed onesto della gente che la malavita organizzata qui non ha attecchito come in altre regioni. Le amministrazioni avranno avuto sicuramente un ruolo importante, ma il vero muro contro la mafia è sorretto dall’onesta delle persone.” Menani si rivolge con un pizzico di polemica anche a chi era il primo cittadino negli anni del “Badalamenti sassolese”: “Vorrei chiedere all’ex sindaco Alcide Vecchi, che ebbe più occasioni di incontrare don Tano e che per forza era a conoscenza di molte cose riguardo ai suoi movimenti, del perché non abbia diffuso negli anni a venire queste informazioni in maniera più specifica e precisa. Non è bello venire a sapere trent’anni dopo che qui si sono tenute vere e proprie riunioni della cupola mafiosa…”. Critica verso le amministrazioni “rosse” anche Claudia Severi, vice coordinatrice provinciale di Forza Italia e da più di dieci anni nel nostro civico consesso: “Come sassolese non posso definirmi una cittadina sicura e protetta - afferma perentoria -. Le parole di Ciconte sono da apprezzare, ma non concordo sulla capacità delle nostre amministrazioni di garantire sicurezza. Basta guardare la situazione del quartiere Braida: le giunte di sinistra non hanno saputo prevenire e risolvere le problematiche che oggi sono sotto gli occhi di tutti. E’ la solita politica buonista, un modo di pensare che addirittura vorrebbe farci sentire in colpa per il benessere che siamo riusciti a costruire con sacrificio.”

Osservazioni sentite e variegate anche da parte di esponenti della maggioranza, a cominciare dall’assessore alla Comunicazione Marco Fiori: “Credo sia significativo che all’incontro abbiano partecipato così tante persone: ciò dimostra la voglia di saperne di più su un problema complesso e delicato. E credo che, tra l’altro, la limitata penetrazione delle organizzazioni di stampo mafioso nel nostro territorio sia merito proprio della gente. Rimane necessario - conclude - non fare finta di niente, continuare ad investire nella legalità e nella conoscenza delle istituzioni in modo che chiunque si avvicini a queste terre con intenzioni malavitose venga respinto.” Giuseppe Megale (Pdci) è l’assessore all’ambiente del Comune di Sassuolo; con il professor Enzo Ciconte condivide le origini calabresi ma non solo: “La mafia in Emilia non si è appropriata del territorio, non ne ha il controllo. Che poi, però, ci siamo anche qui infiltrazioni negli appalti pubblici è un dato oggettivo: non lo vede solo chi non vuole vedere.” Un problema, quello delle penetrazioni malavitose, che ha sfiorato più volte anche il lavoro del vicesindaco diessino Giancarlo Diamanti, che già anni fa si era avvalso della collaborazione di Ciconte: “A livello istituzionale e non solo politico, noi ed altri comuni limitrofi eravamo allarmati dal fatto che anche qui ci potessero essere infiltrazioni di stampo mafioso; per questo decidemmo che bisognasse monitorare meglio la situazione tanto che Ciconte studiò più a fondo il nostro territorio. Sono dell’idea - spiega Diamanti - che non siamo garantiti nemmeno quando sono gli stessi Comuni a fare i bandi: le ditte disoneste si possono mettere benissimo d’accordo su chi deve vincere la tale gara. Le regole che facciamo possono non funzionare perché non c’è nessuno come la malavita che sappia aggirarle ed approfittarsene.”

Tutti, comunque, a prescindere dalle casacche di partito, concordano sul fatto che di mafia sia fondamentale parlarne e ragionarci su. Quasi certamente al Nord la malavita non avrà mai la pomposità siciliana o le inestricabili diramazioni calabresi. Ma il primo passo per combatterla e mantenerla distante sta proprio qui, nel capire quanto essa possa essere pericolosa anche se si sviluppa in maniera più silenziosa rispetto a quella del Padrino.



Commenti
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pierpa  - grande serata   |2008-10-29 10:18:10
Ricordo quella serata con grande piacere. Speriamo sia servita a qualcosa.
Ottima anche l'inchiesta su Don Tano, complimenti ai giornalisti.
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