• Media e video
  • Interviste
  • Piastrellino
  • Inchieste
  • Arretrati

Il Sassolino TV

QUE VIVA TORTUGA!


M.C.Ramblers

CORTOMETRAGGI


Training Autogeno

I MISTERI DI SASSUOLO


Il Trailer del DVD

Image

Il concorso di scrittura da 45 minuti dell'Ozu Film Festival

EDIZIONE 2010

EDIZIONE 2011

Newsletter

Iscriviti!
Ogni 15 giorni ti avvertiremo su quali articoli, vignette e recensioni sono stati pubblicati






Feed RSS

David Riondino: “I ‘corti’ riflettono l’oggi” Stampa E-mail
Scritto da Diego Fontana   
venerdì 10 ottobre 2008

In occasione della XVI edizione dell'Ozu Film Festival, l’eclettico David Riondino ragiona con noi sul ruolo che può avere il ‘cortometraggio’ nella società contemporanea: “I ‘corti’ sono uno strumento per raccontare accessibile a tutti”. Poi ci parla del mestiere dell’attore, di poesia, dell’idea dell’intellettuale…

David Riondino
L'eclettico David Riondino
L’Ozu Film Festival si afferma ogni anno di più. Proprio come si afferma il cortometraggio come strumento d’espressione. Riguardo a questo, ricordo un tuo spettacolo proprio a Sassuolo in cui raccontavi di come la tua generazione trovava naturale esprimersi, quasi istintivo. Spesso, dicevi citando l’esilarante episodio in cui Paolo Hendel si spiaccicava un pomodoro in fronte, si portava in scena la vita quotidiana.
La stessa freschezza oggi sembra rispuntare proprio nei cortometraggi. I giovani, grazie anche alla tecnologia digitale, si esprimono di nuovo con un’immediatezza che sembrava perduta. Trovi il paragone azzardato?
Assolutamente no, anzi. Da sempre la vita quotidiana è una miniera di racconti. Una volta c’era il teatro per portarli in scena, oggi esistono anche altri strumenti: il cortometraggio è leggero, a disposizione di molti. E, proprio come accadeva con il teatro, è naturale che anche chi realizza cortometraggi si ispiri alla quotidianità, alla vita, che è una fonte di spunti sempre fertile, inesauribile e, non dimentichiamolo, persino gratuita.
Tu sei un personaggio eclettico che ha sempre saputo sfuggire alle catalogazioni. Sei stato cantautore e attore di teatro. Regista e verseggiatore. Detto questo, quali sono le specificità, le differenze ad esempio tra un attore teatrale e un attore cinematografico?
Sono distinzioni di tipo specialistico. O comunque inserite in percorsi commerciali. Io preferisco definirmi come un “cronista”. Mi sento più vicino al giornalismo, alla stampa indipendente, al documentario. Alla cronaca, non solo di penna. Racconto la vita da tanti punti di vista. In un certo senso, si può dire che le cose che faccio appartengano a famiglie diverse, che però si possono ricondurre alla cronaca.
La tua prima regia cinematografica, “Cuba Libre” (1997), parla proprio di un regista. Che cosa ti senti di suggerire a un ragazzo che sogna di diventare filmaker, o che è agli esordi?
Di farlo! Farlo senza pensare alla produzione. “Cuba Libre” stesso somigliava molto a un reportage. C’è una cornice narrativa in cui si inseriscono diversi personaggi. Ognuno di loro cercava la “sua” Cuba. All’inizio partimmo con l’intento di realizzare un film in 16 mm, con costi bassi, paragonabili a quelli di un documentario. Poi intervennero altri eventi e la produzione, per certi versi, ci sfuggì un po’ di mano. Penso davvero che sia meglio basarsi completamente sulle proprie forze piuttosto che appoggiarsi a strutture con meccanismi spesso difficili da capire. Per quanto possibile consiglio davvero di fare tutto da sé.
Ti andrebbe di riassumere qui la tua idea sull’intellettuale, che personalmente trovo una splendida ispirazione per chiunque senta la necessità di comunicare?
A prescindere da quello che ho detto o posso aver detto, ho una visione dell’intellettuale molto pratica, molto prosaica. L’intellettuale è qualcuno che ha del tempo libero, e che occupa quel tempo studiando. È qualcuno che va a ricercare le fonti, che vede le cose prima che le vedano gli altri, e che può loro indicarle. È come un meccanico. Le persone, quando hanno problemi alla propria auto, si rivolgono a un meccanico, che cerca le cause dei guasti, sa vedere i problemi, indica le soluzioni. Sì, diciamo pure che il meccanico è un intellettuale dei motori.
Per chiudere: quando s’intervista un intellettuale si finisce sempre per parlare di argomenti pesanti, spesso retorici. Di questi tempi va molto di moda la solitudine dell’uomo moderno. A te, vorrei chiedere come tratterebbe l’argomento un poeta che proprio tu hai contribuito a far conoscere.
Beh, Ernesto Ragazzoni ha scritto l’Elegia del verme solitario, che racconta la solitudine della più sola tra tutte le creature della terra; una poesia che aiuta a far capire che c’è sempre qualcuno che sta peggio, che sopporta la solitudine in silenzio, senza fare proclami, nonostante l’istinto della specie, che ovviamente preme per la riproduzione. In realtà direi che siamo unici più che soli. Valorizziamo l’unicità. Tutto sommato la socialità non è dovuta, e la solitudine è qualcosa che può capitare in certi periodi della vita. In fondo non mi sembra un grande problema.

Per accedere al sito dello Yasujiro Ozu, clicca qui

Per leggere l'articolo del "Sassolino" e vedere il video di presentazione dell'Ozu, clicca qui

Il toscano David Riondino è eclettico per davvero: lo si è visto indossare i panni del cantautore, dell’attore, del regista e dello scrittore
Il toscano David Riondino è eclettico per davvero: lo si è visto indossare i panni del cantautore, dell’attore, del regista e dello scrittore
 



Commenti
Nuovo Cerca
Commenta
Nome:
Email:
 
Website:
Titolo:
UBBCode:
[b] [i] [u] [url] [quote] [code] [img] 
 
 
:angry::0:confused::cheer:B):evil::silly::dry::lol::kiss::D:pinch:
:(:shock::X:side::):P:unsure::woohoo::huh::whistle:;):s
:!::?::idea::arrow:
 
Please input the anti-spam code that you can read in the image.

3.22 Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."

 
< Prec.   Pros. >