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“Sappiamo di essere al centro della campagna elettorale…” Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
giovedì 11 settembre 2008

Colloquio con Jilali Hasnaoui, presidente dell’Associazione Culturale “El Huda”, più nota come la “moschea” del palazzone di via Circonvallazione. Si parla di elezioni e politica, diritti e doveri, ignoranza e spaccio, murales e cinesi, Magdi Allam e dell’eventualità di trasferire l’associazione in centro...

Sig. Hasnaoui, cosa significa “El Huda”?
E’ un nome che significa “la strada giusta”, “la linea giusta”.
Da quanto tempo esiste?
Dal 1998. Io sono qui da due anni e mezzo come presidente, con atto ufficiale registrato all’Agenzia delle Entrate. Siamo un’associazione culturale, non una moschea. E abbiamo diritto di svolgere tutte le azioni delle altre associazioni culturali.
Lei da dove viene?
Dal Marocco. Sono in Italia dal ’98. Prima ero a Sorbara. Vivo qui da un anno e mezzo ma lavoro a Sassuolo da più tempo.
Quanti associati ha El Huda?
500 circa. Vengono a pregare anche quelli delle zone vicine a Sassuolo. E si fermano a pregare anche camionisti, o chi abitava qua e si è spostato, o chi vive altrove ma lavora qua.

Jilali Hasnaoui, presidente dell'Associazione Culturale "El Huda"
Jilali Hasnaoui
Alla preghiera possono partecipare solo gli associati?
Qui è come una chiesa: chi vuole venire a pregare, può entrare. Questo luogo di culto è aperto per tutti. L’obiettivo è culturale, quindi possono entrare tutte le persone. Ci sono sicuramente persone che vengono da fuori e che non conosco.
C’è una quota associativa?
No, è volontaria. Chi vuole può donare qualcosa. Riusciamo comunque a coprire affitto, acqua, gas, luce e le altre spese.
Quanto pagate di affitto?
Circa 1200 euro al mese.
Non è poco…
No, però siamo oltre 400 associati: riusciamo a coprire le spese.
Siete stati per molte settimane e siete ancora una presenza fissa sui giornali di Sassuolo. Vi rendete conto di essere l’argomento centrale della campagna elettorale?
(sorride) Sì che ce ne rendiamo conto… Ma mi chiedo: in questi mesi, mentre noi siamo stati costantemente sulle prime pagine dei giornali, il gas è aumentato e chi fa campagna elettorale non ne ha parlato; la luce è aumentata e nessuno ne ha parlato; i generi alimentari sono aumentati e nessuno ne ha parlato. Se davvero questo centro islamico fosse l’unico problema di Sassuolo, noi non avremmo nessun problema ad andare da un’altra parte. Ma i problemi sono altri! E le pensioni? C’è gente che fa fatica ad arrivare alla fine del mese… E’ aumentata anche la benzina, l’abbigliamento… Il cittadino ha problemi ben più grossi.
Ho un’impressione chiara: con l’aria che tira, se il sindaco trovasse una soluzione per la vostra “moschea” e allo steso tempo - faccio per dire - una soluzione per le pensioni basse, ai fini elettorali conterebbe di più la decisione presa sulla “moschea”.
Sì, è vero, ma è un problema “provvisorio”. Alla soluzione ci si arriverà: noi abbiamo il diritto e abbiamo la possibilità economica di trovare un posto, quindi una soluzione si troverà.
Mi sento di dire che a Sassuolo c’è una certa ignoranza culturale. Certamente non da parte di tutti: molti parroci hanno difeso il nostro diritto di culto. Ma ad altri, vorrei dire almeno di informarsi prima di criticare chi non conoscete! Fategli domande, chiedetegli cosa fa: non potete avere pregiudizi da fuori. Lei riuscirebbe a dare un’interpretazione di quello che succede qui dentro stando fuori?
No.
E’ la stessa cosa che stanno facendo i partiti. Noi abbiamo organizzato almeno 3 giornate di “moschea aperta”, ma i visitatori sono stati pochi. Sempre 10/15 persone. Poi se passano altri, qui dentro però non vengono.
Forse perché il palazzo ha una brutta reputazione… Ma noi cercheremo di cambiare le cose e fare in modo che la gente abbia una opinione corretta sull’associazione culturale.
Il sindaco stesso ha dichiarato che in uno dei vostri ultimi incontri si sono usati toni forti.
C’ero personalmente. Noi siamo andati coi nostri argomenti, col nostro obiettivo: vorremmo cambiare sede, anche perché le nostre donne, i nostri bambini possano godere di un centro di ritrovo sociale. Al sindaco ho detto: è da due anni che chiediamo un posto a Sassuolo… Ma almeno che si sappia dove andiamo!
Due anni?
Sì, e non abbiamo mai chiesto finanziamenti: abbiamo solo chiesto un’autorizzazione. E tra l’altro per un’associazione culturale un’autorizzazione non servirebbe nemmeno… Però lo facciamo come gesto, per cercare di trovare insieme un posto che non disturbi gli altri. Cerchiamo la giusta convivenza. Però purtroppo sono passati due anni di promesse e promesse…
Ma qual è il motivo principale che vi spinge a voler cambiare sede?
Perché adesso siamo all’interno di un palazzo dove c’è spaccio, dove c’è casino! Noi abbiamo provato a lavorare al massimo per migliorare questa situazione, ma non ci siamo riusciti! Serve altro. Le persone che spacciano ormai riescono a evitare le telecamere. Noi in fondo non siamo mica le forze dell’ordine: noi siamo un centro culturale. Non possiamo fare più di tanto.
Quindi voi pensate che spostandovi in un altro posto possa migliorare la vostra immagine e quindi il vostro rapporto con la gente?
Certo. E sarà così. Vorremmo fare un complesso di culto, con sala di preghiera, sala da gioco, sala per incontrarsi. Come nelle chiese con gli oratori.
Ora vorrei dire qualcosa sul fatto che ci sono associazioni sassolesi che hanno scritto “associazioni culturali”, e sono costituite da sassolesi, da italiani, ma che portano solo odio.
Di quali associazioni parla? Dei comitati?
Sì. I nomi sono diversi: Braida, Conto Anch’io.
Ma lei sarebbe disponibile ad incontrare queste persone?
Siamo disponibili ad incontrarle, certo. Però (ci mostra la sala) anche volendo adesso noi non avremmo nemmeno un luogo adatto dove invitarle… Come facciamo. Poi sarebbe bello che fossero loro a fare il primo passo verso la comunità straniera. Invece così sarebbe il contrario.
Avevate individuato un posto per il nuovo centro culturale in Centro e un altro a Braida, nel Villaggio Artigiano. Lei non ha pensato che, in questo momento dove la tensione è altissima, indicare ubicazioni del genere potesse essere interpretato come un provocazione?
No. Noi abbiamo trovato il posto e poi l’abbiamo indicato al sindaco. Attorno a quel capannone di Braida, in via San Giacomo, non ci sono residenti. Perché allora la gente ha manifestato in modo così aggressivo contro la nostra richiesta? E va bene, allora niente Villaggio Artigiano. E così abbiamo indicato un posto in centro.
La prima scelta, quindi, era il capannone di Braida?
Sì, e dopo le proteste abbiamo indicato una delle offerte che avevamo in centro. Ma la gente ha protestato anche per quel posto. Va bene: allora adesso cerchiamo di nuovo di venire incontro a tutti per trovare una soluzione che non dia fastidio a nessuno. Se però dovessero aggredirci ancora, allora ce ne andremo in centro!
Lo fareste anche come “orgogliosa prova di forza”?
Se lei passa dal mercato e lo trova chiuso, cercherà il mercato da un’altra parte, dove è aperto.
Mi rendo conto che voi abbiate il diritto di chiedere la sede dove volete. Ma la mia è una considerazione motivazionale: credo che, viste le tensioni che ci sono in città, non sia ancora il momento per voi di chiedere di andare in centro. La gente non capirebbe.
No, non è così. Andare in centro permetterebbe a tutti di conoscerci meglio.
Ma da come hanno reagito molti cittadini, mi pare che la gente interpreti questa richiesta come una volontà di imporre la vostra presenza in centro.
Parto da zero. Nei negozi dal centro ci siamo anche noi marocchini, e ci sono anche i cinesi, e ci andiamo al mercato, a passeggiare, giusto?
Certo.
Quindi ci siamo già in centro! E inoltre urbanisticamente in quella zona ci sono molte più possibilità da sfruttare che altrove.
E poi torniamo ai comitati: quante persone aderenti hanno? Io l’ultima volta ne ho viste circa15 qui davanti, e cercano di condizionare il sindaco. Noi musulmani siamo 4000; nel 2009, di questi, ci saranno circa 1000 maggiorenni che potranno votare. Potremmo quindi mettere anche pressione al sindaco, ma noi non facciamo politica nel centro culturale. Noi qui non facciamo politica: c’è chi vota la Lega, chi Forza Italia, chi vota la sinistra, chi vota la destra. Io non spingo nessuno.
Ma ripeto: nel diritto italiano c’è scritto che tutti i cittadini sono uguali, ma non è così.
C’è una differenza tra la legge e la percezione della realtà. La gente reagisce così perché non vi conosce, non si fida.
Allora che facciano qualcosa per venirci a conoscere meglio! Nei mercati ci siamo, nei posti di lavoro ci siamo, nelle scuole ci siamo Dove dobbiamo essere ancora?
Purtroppo le persone sono abituate a pensare a questa porzione di Braida come ad un luogo di degrado, di spaccio, e quindi collega anche voi a tutto questo.
La gente deve capire che c’è differenza tra spaccio, stranieri, clandestini… Sono tutte cose diverse! Non sono una cosa unica. Un clandestino può essere una brava persona e uno regolare può essere uno spacciatore.
Stia a sentire…
Dica.
Personalmente più di 15 volte, l’anno scorso, abbiamo avuto l’autorizzazione dal sindaco per andare in altre sedi, ma si sono sempre opposti i proprietari delle case. Una volta, addirittura, il sindaco ci aveva dato il permesso per un posto, che poi abbiamo scoperto che in realtà era già stato venduto da appena tre giorni e che quindi non avremmo potuto comprarlo in nessun caso… Una coincidenza? Noi non abbiamo mai chiesto un centesimo al Comune. Siamo andati in banca con tutte le garanzie necessarie per aprire un leasing ed acquistare uno di questi posti. Ma alla fine ci hanno sempre detto di no i proprietari.
L’edificio di Ponte Fossa di cui si è parlato sarebbe di vostro gradimento?
Se ci venisse indicato dall’amministrazione comunale potrebbe anche essere accettato, anche se lo riteniamo uno dei luoghi meno adatti e dignitosi.
E dell’eventualità di unirvi con l’associazione islamica di via Cavour cosa ne pensa?
Certo, siamo d’accordo, e sarebbe una buona idea. Mi farebbe piacere un bel centro di aggregazione. E quale sarebbe il problema del Comune? Non spenderebbe un centesimo, e la gente che viene da fuori, che sarebbe tanta, porterebbe anche soldi, per i bar, gli alberghi.
Esco dal recinto sassolese: cosa ne pensa di Magdi Allam e di quello che ha scritto sui Fratelli Musulmani “predicatori d’odio”?
Lui è egiziano, i Fratelli Musulmani sono egiziani. Quindi è probabile che lui conosca più cose di me sull’argomento. Io non posso parlare di cose che non conosco.
E la polemica dell’incontro organizzato qualche mese fa con rappresentanti dell’Islamic Relief nei due centri islamici sassolesi?
L’Islamic Relief è un’associazione con sede in Inghilterra, che aiuta i più poveri, anche cristiani, buddisti. Dove ci sono problemi loro intervengono. Mi avevano richiesto un aiuto per fare un incontro qui e portare persone da fuori. Il Comune ci aveva concesso la palestra di San Michele. Ma proprio il giorno prima, alle 20, il sindaco ha revocato il permesso. Noi c’eravamo mossi in più di 50 persone per organizzare, e poi all’ultimo ci hanno detto di no. Tanta fatica poi ci hanno detto di no. E così l’abbiamo organizzata lo stesso nei due luoghi di culto. E pensare che a Reggio Emilia tempo fa non hanno vietato un incontro dove c’era un personaggio che non sarebbe potuto entrare in Italia perché indicato come terrorista…
Molti, Allam compreso, dicono che nell’Islamic Relief ci siano predicatori d’odio.
No, no, no.
E noi paghiamo anche un altro fatto: a Milano, quando ci sono stati i problemi nella Chinatown (in via Sarpi, ndr), è addirittura intervenuto l’ambasciatore cinese. Purtroppo il Marocco non conta come la Cina. La Cina conta ancora più dell’Italia: in quei giorni di disordini ci fu tanto casino, ma adesso nessuno dice più niente.
Per quieto vivere?
Gli italiani non possono nemmeno entrare in quella zona, ma dei cinesi non si parla più. Dei marocchini invece si parla sempre.
Cosa ne pensa di questo gruppo di italiani che ha aperto un centro artistico qui? Come giudica, ad esempio, l’iniziativa dei murales sul palazzone?
(sospira) Il palazzo lo devi pulire, ma non da fuori: lo devi pulire da dentro. Se faccio vedere come sono da fuori, magari vestendomi tutto elegante, ma dentro sono una brutta persona, rimango comunque una brutta persona.
Perché secondo lei si sono creati palazzi ghetto come questo? Di chi è stato l’errore?
Dei proprietari, che hanno pensato solo ai soldi mettendo tante persone in monolocali. Ma anche di chi gestisce Sassuolo. Della politica. E anche col palazzo giallo stanno facendo gli stessi errori. Bisogna smetterla.



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