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Giancarlo Frigieri, il Johnny Cash di casa nostra. "Ad occhi chiusi" Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
venerdì 18 maggio 2007
Da qualche settimana è disponibile “Close your eyes, think about beauty”, il primo lavoro da solista del sassolese Giancarlo Frigieri. Una svolta artistica, più intimista, che ne conferma il talento

Soprattutto la voce. Classe ’72, Giancarlo Frigieri inizia a suonare con i Love Flower, storica band sassolese, nel 1989. Una volta terminata l’esperienza, dal ‘94 milita per due anni come batterista nei Julie’s Haircut, altro nome basilare dell’alternative rock “made in Sassuolo”, prima di essere costretto all’abbandono per motivi di salute. Riprende l’attività con i Joe Leaman nel 1996 coi quali pubblica quattro album che lasciano il segno. Ed ora Close your eyes, think about beauty, l’esordio da solista. Splendido. Soprattutto la voce, si diceva, tonda e profonda come poche. Ma anche una capacità compositiva sorprendente. Parole, chitarra, armomica.

Frigieri durante le registrazioni dell'ultimo album
Giancarlo in sala di registrazione (foto C.Malagoli)

Giancarlo, soddisfatto del tuo ultimo lavoro?
Si, molto. Lo considero un ottimo inizio e ogni tanto me lo ascolto ancora per puro piacere.
Hai un passato in storiche band sassolesi. Che esperienza è stata? E da dove arriva la scelta dell’esperienza solista?
Con i Love Flower abbiamo cercato di seminare un certo modo di intendere la musica rock ma all’epoca farlo dalle nostre parti era come per un marziano sbarcare sulla terra e non suscitare terrore. Con i Julie’s Haircut e i Joe Leaman qualcuno ha iniziato ad accorgersi che esistevamo. Ogni buona band in genere si consuma in cinque o sei anni, non avevo voglia di ripetere questo rito e ho deciso di provare a fare tutto da solo.
Di cantare in italiano non se ne parla, vero?
No. Ascolto musica cantata in inglese da quando avevo sei anni e mi viene naturale crearla in questo modo. Cantare in italiano sarebbe prezioso, ma perderei metà del divertimento nel comporre e se non ci si diverte a fare qualcosa perché farla?
Ti offendi se ti dico che dal vivo riesci a far rendere al meglio la tua musica? E poi: sul palco ti diverti molto o sbaglio? Anche a dire scemenze…
Non mi offendo affatto. La dimensione dal vivo è quella che fa la differenza tra un musicista di talento e un prodotto inscatolato da qualche casa discografica, quindi è un gran complimento. Dire scemenze sul palco fa parte del mio carattere e spezza un poco quella eccessiva seriosità che molto rock indipendente nostrano ha, spesso a sproposito.
Ascoltandoti vengono fin troppo facili i rimandi a Neil Young, Johnny Cash, Alice in Chains, lo Springsteen più intimista. Dai, dimmi i tuoi 5 album preferiti di sempre…
The Velvet Underground & Nico – The Velvet Underground & Nico, Talking Heads – Remain in light, Bob Marley & The Wailers - Survival, Talk Talk – Spirit of Eden, Toumani Diabate – Boulevard de l’indépendance.
Domani te ne direi altri 5...
E di Peter Gabriel che mi dici?
Peter Gabriel è fuori concorso. Un giorno ci ricorderemo di lui come di un Mozart del Pop o qualcosa del genere.
Nel tuo disco c’è una cover da brividi di Blood of Eden dello stesso ex Genesis… A Gabriel piacerebbe?
Bisognerebbe chiederglielo, cosa che effettivamente sarebbe bello provare a fare.
Quanta Sassuolo c’è nel tuo disco? Mi viene da pensare ad un pezzo come Motherland. La madre in questione è la nostra cittadina?
Motherland non parla di Sassuolo, anche se parla di un posto dove si scambia la parola “civile” con “benestante” e in questo Sassuolo è pressoché imbattibile.
Visto che siamo in “zona”, cos’è che diceva quel tuo amico sulla musica ascoltata dai reggiani e dai modenesi?
Paolo Campioli, il vero erede di Mick Jones, diceva che Modena è psichedelia mentre Reggio è boogie. Penso che a grandi linee sia vero.
Credi che sia giusto aspettarsi che le amministrazioni aiutino chi vuole fare musica? Tra l’altro un tuo ex batterista (Marco Fiori, nei Joe Leaman, ndr) ora siede in giunta… L’avresti mai immaginato?
Quando ero ragazzino tutti gli abitanti del quartiere Pista si lamentavano che noi giovani facevamo troppo casino per strada. Un signore che di cognome faceva Corradini diceva sempre a chi si lamentava che bisogna essere contenti di sentire i giovani che fanno casino, perché così sai dove sono e cosa fanno. E’ quando non li senti più che ti devi preoccupare, perché potrebbe voler dire che stanno combinando qualcosa di realmente pericoloso. Se giri tutta Sassuolo di sera non senti volare una mosca e per strada non c’è nessuno sotto i 30 anni. Le conclusioni traetele voi, visto che Corradini purtroppo è morto qualche anno fa...
Nicola Caleffi dei Julie’s Haircut, oltre ad avere scritto con te il brano Ocean Child, ha curato anche il prologo del libretto interno del CD. Consiglia: “Sit down. Close your eyes. Think about beauty”. Siediti. Chiudi gli occhi. Pensa alla bellezza. Se lo fai cosa ti viene in mente?
Io suono quasi sempre a occhi chiusi, mi serve per isolarmi dal resto del mondo e suonare meglio. In genere li riapro a fine pezzo. Penso che non c’entri nulla però, o sbaglio?

(Per saperne di più su Giancarlo è possibile consultare il suo myspace e il suo sito ufficiale

Giancarlo durante un'esibizione live
Una suggestiva foto di Giancarlo Frigieri durante un concerto al Temple Bar di Sassuolo (foto Federico Barbieri)
 



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