Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...
Clicca sulla copertina per scaricare il Sassolino SPECIALE dell'autunno 2009 in .pdf
Costrette, umiliate, speciali: durante la guerra e subito dopo, pure a Sassuolo il giro di “casini” più o meno ufficiali proliferava. Molte di quelle storie, anche violente, sono arrivate fino all’oggi…
LE INDIMENTICABILI Lo facevano per fame, lo facevano per riscattarsi da una condizione di miseria insostenibile, ma lo facevano anche con grazia e perizia, tanto che il ricordo di alcune di loro è tutt’ora incancellabile nella memoria di chi, allora, giovane e forte, viveva con un briciolo di leggerezza ed emozione la propria acerba sessualità, affidandosi alle grazie di alcune “storiche” e si racconta bellissime donne che facevano la vita. L’indipendenza economica che raggiungevano attraverso “le marchette” permetteva ad alcune di loro quasi di elevare il loro status sociale, e nel periodo successivo alla guerra, durante il quale molte donne furono addirittura costrette, in alcuni casi e con la violenza, a concedere i propri favori, qualcuna continuò, elegantemente, a prestare i propri servigi. Ricevevano in casa, o si recavano a “domicilio”, occhieggiate con malizia dalle rispettabili mogli dei rispettabili sassolesi ma stimate per la loro grazia ed eleganza e perché no? Forse in certi casi addirittura un poco invidiate. Di certo hanno lasciato un ricordo indelebile e romantico, che strappa ancora un sorriso a chi le conobbe “personalmente”.
Le strade cittadine dove erano dislocate le locande (attenzione: non erano bordelli ufficiali) che favorivano gli incontri con le signorine
LE UMILIATE Negli anni dell’occupazione tedesca a Sassuolo, dal 1943 al 1945, in piena Seconda Guerra Mondiale, la pratica della prostituzione continuò senza sosta. Mentre le case di tolleranza di tutta l’Emilia Romagna non conoscevano pause neanche in pieno conflitto mondiale, per tante donne che vivevano nei piccoli paesi, come Sassuolo, la vendita del proprio corpo diventava forse l’unica scelta per sopravvivere alla miseria della guerra. Non avevano scelta: una famiglia da mantenere, il marito ucciso al fronte oppure deportato. La clientela non mancava: dagli autoctoni, fino ad incontri clandestini ma ben pagati con i soldati tedeschi. A Sassuolo in tanti si ricordano di donne che, per fame, si concedevano anche ai soldati tedeschi. Erano chiamate le “amanti degli occupanti”. Un affronto imperdonabile per i sassolesi già pesantemente umiliati dall’occupazione nemica e che non potevano accettare relazioni, di qualsiasi natura, nate tra donne sassolesi e soldati tedeschi, qualsiasi fosse la motivazione del loro agire. Così alle “traditrici” veniva impartita una punizione esemplare: la rasatura della testa in pubblico. Fu questo il destino di Anna (nome di fantasia) che negli anni della guerra, scoperta dai suoi coinquilini dopo un incontro con un soldato tedesco, fu trascinata in Piazza Piccola e sottoposta alla rasatura pubblica, di fronte ad un gran numero di cittadini. Non sappiamo se la sua sorte fu quella di tante altre traditrici, quella di essere poi costretta per lungo tempo a portare i capelli corti, quale segno distintivo del loro peccato, reso così immediatamente percepibile. Ma di certo sappiamo quanto queste donne patirono e subirono, quasi sempre per amore dei propri figli. LA MIGLIORE DI TUTTE Si vocifera anche dell’esistenza di un documento molto “particolare” redatto dai militari tedeschi che componevano il battaglione di San Michele dei Mucchietti, durante l’occupazione. I militari erano, per ovvi motivi, costanti fruitori delle prestazioni elargite dalle “signorine” e assidui clienti dei cosiddetti “casini” e proprio ad una prostituta che prestava servizio a Villa Guastalla fu consegnato un vero e proprio “attestato”, ottenuto probabilmente per consenso generale tramite ufficiosa elezione, con il quale le fu riconosciuto il titolo di “migliore” tra le signorine in attività presso quel luogo in quanto a capacità amatorie, attestato nel quale sembra appunto fosse elogiata come eccellente dispensatrice di favori sessuali.