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Luglio 2008 (1) Stampa E-mail
Scritto da Francesco Martignoni   
sabato 05 luglio 2008
Mai come oggi abbiamo avuto bisogno di simboli. E mai come oggi ce n’è stata scarsità. Ormai li cerchiamo ovunque, e non li troviamo. Così li creiamo. Con l’aiuto dei media internazioneli e di una comunicazione veloce ed invasiva, l’Occidente costruisce miti intorno a figure che poco o nulla hanno di eccezionale; ma a noi quelle restano, e a quelle ci aggrappiamo, almeno fino a quando il satellite non scova qualcun altro a cui dedicare il suo dirompente zelo. Vita mediatica assai breve sarà anche quella di Ingrid Betancourt. Rapita quasi per caso da ribelli comunisti sei anni fa, non ha suscitato il minimo interesse giornalistico fino alla sua liberazione. Si ricorda solo un breve accenno – risalente al primo marzo – in occasione dell’incursione in territorio ecuadoregno, durante la quale l’esercito colombiano assassinò Reyes, la sua compagna e altri 16 membri delle FARC. Ed ora i giornali e le televisioni, in un meraviglioso clima bipartisan, gridano, esultano e strepitano come se da anni non seguissero che quella vicenda, come se il muro di Berlino fosse nuovamente caduto. In realtà, è stata semplicemente realizzata una perfetta operazione mediatico-militare per liberare un ex candidato presidenziale dallo spessore politico modesto: ottenne, l’anno del rapimento, meno dell’1% dei voti. E tutt’ora, on air, non troviamo nessun elemento che riguardi il suo progetto politico, passato o futuro che sia. Betancourt di centro-sinistra, fin qui ci siamo, e poi? E poi non si dice più niente, e nessuno chiede. Tanto è il nome che serve. È il volto, che deve rimanere impresso. Rapita più per la sua spregiudecatezza che per le sue idee e grazie ai forti legami che ha con l’Europa, ora la Betancourt sarà lanciata come nuova Madre Teresa della politica mondiale. Almeno finchè farà audience. Il caso Betancourt, in realtà, non è altro che la tragedia di una donna, di una madre, di una famiglia. Tutto il resto lo abbiamo costruito noi. Perché ne abbiamo bisogno.


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