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Luglio 2008 (3)

Scritto da Francesco Martignoni

martedì 08 luglio 2008

Il Dipartimento di Stato americano ha stilato, come ogni anno, una lista nera dei paesi che compiono violazioni dei diritti umani. Sorvoliamo sul fatto che, ovviamente, i primi posti della classifica sono saldamente occupati dai paesi non compresi nella strabordante area d’influenza politico-economica statunitense. Chiudiamo gli occhi sul giudizio riservato alla Cina, che, con le olimpiadi in arrivo, è stata improvvisamente riabilitata, dopo essere stata lungamente infamata. E lasciamo stare anche che, seppur risicato, la nostra Italietta un posticino in questa lista se l’è guadagnato: roba da niente – badate bene – si parla solo di violenza sulle donne, traffico di persone e abusi sui Rom. Al solito un paese, uno solo, si fa portatore di giustizia, libertà e democrazia; un paese, uno solo, si erge a giudice supremo. Non importa se ogni continente, ogni regione e ogni etnia abbiano alle spalle secoli di storia, intrisa di cultura e formae mentis che possono essere differenti dalla nostra. Non importa a quale stadio evolutivo si trovino le società sottoposte alla nostra ferrea analisi. L’occidente si elegge unico detentore di valori assoluti. Probabilmente l’Europa è l’angolo del globo dove si è fatta più strada sulla via dei diritti umani, trascinandosi dietro gran parte del sistema culturale occidentale. Ma il governo americano che si fa paladino di tutto ciò non mi convince. Saranno le tonnellate di bombe sganciate ogni giorno; o i milioni di soldati sparsi per il globo; le torture, di cui Abu Graib fu la punta dell’iceberg; gli abusi perpetrati e documentati durante ogni guerra promossa; le detenzioni senza processo – roba da far rabbrividire Alfredo Rocco – e condizioni carcerarie orwelliane – se Stalin non avesse avuto la Siberia avrebbe usato Guantanamo –; o forse sarà la pena di morte vigente e grassamente elargita. Non so, ma mi par che ognuno abbia le magagne sue da risolvere, prima di essere giudice di quelle altrui.