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In un giorno di pioggia Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe Sofo   
martedì 08 luglio 2008
“La pioggia ti fa bella, Sassuolo”, penso. Penso in realtà che poco potrebbe farti più brutta. Poi parte il temporale e mi dispiace essere a lavoro. Non perché verranno in pochi, perché a Sassuolo la gente non si bagna senza motivi, ma perché mi piacerebbe guardarla questa pioggia che cade, e non solo sentirla cadere mentre porto da bere in giro. Poi mi viene in mente un altro temporale. All'inizio di Maggio dell'anno scorso, sui gradini di un college. Mi ci sono trovato in mezzo a quel temporale. Stavo su quei gradini con un'amica che mi correggeva un saggio di francese, e ci siamo trovati di fronte a uno spettacolo che ci superava, ci riempiva di gioia mentre ci riempiva di paura. Poi era arrivato Thetje, un mio amico tedesco, e poi, per caso era passato Patrick, e così quel giorno nacque il nostro road trip. Eravamo lì a guardare il temporale e a chiedersi cosa fare quando da quel college ci avrebbero cacciati. E quando Patrick ha risolto il nostro unico problema, quello di non avere una macchina,  abbiamo deciso di partire insieme. E così ho visto per la prima volta Chicago e New Orleans, Washington per la quarta e New York per la quinta. Così siamo finiti a cantare “Love me two times” dei Doors in un Karaoke Bar per cowboy a Nashville e un tipo dopo averci offerto da bere in tre posti diversi di Memphis, ci ha portati a dormire da lui, con il suo amico che dormiva nel prato e lui nella doccia. Così abbiamo fatto fermare uno per alta velocità, dopo averlo usato come cavia per la polizia del South Carolina, e così abbiamo percorso più di 7.000 chilometri in poco più di una decina di giorni, molti hamburger e pezzi di macchina attaccati con lo scotch un po' ovunque. Arriva una, sui sedici, a chiedermi un Pesquito. “Che tempo di merda”, mi dice nei suoi short e magliettina scollata. Io so che un altro temporale, un giorno, potrebbe portarmi di nuovo lontano. Magari quello di stanotte. Magari il prossimo. E mi viene difficile pensare che sia solo un “tempo di merda”.


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