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Cersaie di cambiamento Stampa E-mail
Scritto da Fabio Panciroli   
venerdì 30 settembre 2005

Un Cersaie pieno di luci, con qualche piccola ombra comunque non paragonabile al grigiore degli anni passati. Questo è stato, tra i protagonisti, il commento generale della manifestazione che si è chiusa sabato 1 Ottobre a Bologna; intendiamoci: non che nel passato fosse andata male, l’affluenza superava ogni anno il record precedente, i sorrisi si sprecavano assieme a speranze del tono “speriamo sia la volta buona”.
Il grigiore a cui accennavamo inizia a sparire dal materiale, torna finalmente il colore dopo anni in cui l’imitazione del marmo e delle pietre naturali, il minimalismo portato
all’estremo la facevano da padrone. Il giallo, l’azzurro, il rosso, il mosaico ma anche il bianco e nero hanno tornato a fare capolino negli stand anche se, ecco qualche ombra, manca ancora il coraggio di esporre il decoro: quasi fosse una cosa da tenere nel retrobottega nel caso qualcuno la chiedesse.
Cambia anche il modo di presentare il prodotto: non più pannelli ben sistemati ai bordi dello stand oppure accatastati in espositori tanto pesanti quanto scomodi; le piastrelle
ora vengono mostrate nella loro sede naturale: la casa. Ecco allora che ogni stand aveva una cucina, un bagno, ma anche un salotto corredato di poltroncine; perché il “business” non è più la semplice piastrella: non si vende il metro quadro d’argilla pressata e cotta, si vende il “Living”, l’abitare, il gusto italiano.
Un Cersaie, quindi, che passerà agli annali come un momento di cambiamento, prodotti nuovi e frutto di una ricerca costante, sì, ma il cambiamento è soprattutto nel marketing, nel modo di approcciarsi al cliente finale. Una svolta, per lo meno, c’è stata: la speranza è che, prezzo del petrolio, cambio euro/dollaro e imitatori cinesi permettendo, la svolta arrivi anche sul mercato. Chi cerca conferme può provare un modo alternativo per “tastare” l’ottimismo (che come dice Tonino Guerra è lo spirito della vita) dei nostri industriali: basta guardare le standiste. Più belle sono le ragazze che ti danno il buongiorno all’ingresso dello stand più è profonda, nell’imprenditore, la speranza in una riapertura del mercato.
Negli anni passati ad una quantità forse maggiore di ragazze che, in minigonna, giravano per la Fiera distribuendo cataloghi, non corrispondeva una qualità tanto elevata come nell’edizione 2005 di Cersaie. Ecco perché la Marazzi è andata in Russia, ecco perché nello stand “Casa dolce Casa” non si vedeva una piastrella che fosse una, ecco perché Floorgress
ed Iris avevano sempre il “tutto esaurito”.



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