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Le ceramiche alla riscoperta dell’America Stampa E-mail
Scritto da Luigi Giuliani, da Orlando (Florida)   
mercoledì 11 giugno 2008
Come si pone il Distretto ceramico di Sassuolo nei confronti della crisi immobiliare degli Stati Uniti?
Anche per i prossimi mesi, i segnali provenienti dagli Usa non lasciano ipotizzare recuperi sostanziali. Ma nel 2009…

L’industria italiana della ceramica considera gli Stati Uniti d’America ancora un mercato strategico. E questo nonostante nel 2007 il consumo statunitense di piastrelle di ceramica sia calato di un quinto, una flessione che ha interessato tanto la produzione statunitense quanto quella derivante dalle importazioni. Si tratta del più rilevante crollo mai verificatosi nella storia degli Stati Uniti per questo materiale, una flessione che riporta ai livelli di consumo del 2002. Con questo spirito il mondo imprenditoriale della “piastrella valley” italiana ha affrontato l’edizione 2008 del “Coverings”, principale esposizione internazionale negli Usa, dedicata esclusivamente alla presentazione delle ultime novità nel campo delle piastrelle in ceramica e della pietra naturale, cresciuta sino a diventare la manifestazione fieristica più vasta e importante nel suo genere.

ALL’ORANGE COUNTY
Convention Center di Orlando (Florida) la presenza di azienda ceramiche del distretto di Sassuolo-Scandiano (una settantina), sotto le insegne del marchio collettivo Ceramic Tiles of Italy, è stata significativa. Una partecipazione guidata dalla delegazione di Confindustria Ceramica, presente con il suo Presidente Alfonso Panzani, il Direttore Generale Franco Vantaggi e Vittorio Borelli, Presidente della Commissione Fiere.

L'inaugurazione del Coverings 2008 di Orlando (USA)
L'inaugurazione del Coverings 2008 di Orlando (USA)
“Il momento delle esportazioni di piastrelle italiane verso gli Stati Uniti - ha detto Alfonso Panzani, Presidente di Confindustria Ceramica, nel corso della Conferenza Stampa Internazionale -  non è dei più felici e questo a causa della crisi immobiliare in atto in quello che rimane il primo mercato del “made in Italy”. La contrazione della domanda sta, infatti, penalizzando pesantemente i flussi d’export che soddisfano l’80% di questo mercato”. Secondo i dati dell’Us Department of Commerce, nel 2007 il consumo di piastrelle di ceramica negli Stati Uniti si è fermato a 248,1 milioni di metri quadrati, il calo del 19,5% rispetto al 2006. La diminuzione della domanda di ceramica, e questo è un fatto di indubbio interesse, non è omogeneo in tutti i segmenti di mercato. Questo, infatti, si concentra sul comparto del residenziale, per il quale sono negativi tutti gli indicatori, quali le compravendite di abitazioni nuovi ed esistenti, lo housing starti. L’edilizia non residenziale, il cui peso è minoritario sul complessivo, continua invece a crescere, come ci dice il record dei 373 miliardi di dollari derivanti da immobili non residenziali attualmente in costruzione negli Stati Uniti.

MOLTO DIVERSO è stato, in questo contesto, il comportamento da parte dei diversi paesi fornitori, per i quali, come già visto in passato, livelli di prezzo e dimensioni dell’offerta sono abbastanza diversi gli uni dagli altri. L’Italia, secondo i dati Us Department of Commerci, relativi all’anno 2007, subisce la medesima flessione delle importazioni totali, mentre riesce a recuperare un paio di punti percentuali se la quota viene misurata in valori monetari. Messico,  Brasile e Spagna, i Paesi che a fine 2007 si distanziavano per pochi milioni di metri quadrati, oggi mostrano una posizione più netta: di sostanziale stasi per il Messico, di flessione superiore al 30% per entrambi gli altri Paesi. Un discorso a parte merita la Cina che è l’unica nazione che, seppur di poco, ha aumentato i propri volumi, grazie anche ad una quotazione che, con 4,5 dollari al metro quadrato, è tra le più basse tra tutte quelle registrate. Tutti i restanti paesi subiscono flessioni nelle quantità che oscillano tra il 10% ed il 70%. Nell’anno in corso, le importazioni di piastrelle degli Stati Uniti, sono stimate ridursi di 46 milioni di metri quadri, mentre le vendite interne dovrebbero far registrare un piccolo aumento. “I produttori di piastrelle italiani – ha spiegato Franco Vantaggi -  si trovano ad operare in un cotesto valutario sfavorevole che li rende ancora più vulnerabili rispetto agli altri concorrenti. Va ricordato però che da alcuni anni gli imprenditori del nostro Paese, in anticipo rispetto agli altri concorrenti, hanno attuato negli Stati Uniti un significativo processo d’internazionalizzazione produttiva che dovrebbe proseguire anche nel prossimo futuro”.

L’EVOLUZIONE NEGATIVA
dei consumi statunitensi di piastrelle è attesa anche per il 2008, sebbene d’entità minore rispetto a quella stimata per l’anno in corso. Essa determinerà un nuovo calo delle esportazioni italiane verso questo mercato. I volumi potrebbero ridursi d’altri 2 milioni di metri quadri, scendendo ad un livello di 54 milioni di metri quadri. Solo nel 2009, grazie ad un ritorno positivo dei consumi di piastrelle, i produttori italiani potrebbero sperimentare una lieve crescita delle quantità vendute negli Stati Uniti, anche se rimarranno su un livello piuttosto lontano da quello massimo raggiunto nel 2004 (73 milioni di metri quadri). Vittorio Borelli, per la prima volta relatore all’importante evento, ha esordito con un “Noi ci siamo”, per puntualizzare che l’industria italiana delle piastrelle di ceramica – anche in quest’edizione di Coverings – ha confermato la sua presenza ai massimi e più qualificati livelli, sia grazie alle aziende presenti nel Padiglione Italiano, che come eventi realizzati durante i cinque giorni della fiera”. A conclusione della kermesse di Orlando, gli imprenditori italiani del settore ceramico hanno espresso pareri  positivi sulla presenza in fiera dei propri clienti, così come più di una perplessità per il calo dei visitatori che hanno confermato, a parere di molti, che non emergendo segnali di svolta nella fase d’aggiustamento del settore immobiliare negli Stati Uniti, per il 2008, le previsioni sono di un’ulteriore caduta degli investimenti residenziali e una flessione dei prezzi delle abitazioni, che in termini medi annui non dovrebbe in ogni modo superare il 10%.

PER IL BIENNIO
2008-‘09, i segnali provenienti dal mercato immobiliare non lasciano ipotizzare importanti recuperi. Tutti gli indicatori sono, infatti, in costante flessione da diversi trimestri, mentre gli effetti della crisi dei mutui subprime ad alto rischio dovrebbero continuare a pesare negativamente sul mercato del credito e portare ad un inasprimento dei criteri selettivi della clientela. Nel complesso quindi, visti i dati del mercato immobiliare, si prevede che la flessione degli investimenti in edilizia residenziale possa proseguire anche nel corso del 2008 e tornare lievemente in crescita solo dal 2009.





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