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Mesotelioma da amianto, a Modena il tasso più basso Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
martedì 13 maggio 2008

Nella nostra provincia (Sassuolo compresa) si registra il minor tasso di tutta la regione per quanto riguarda il tumore maligno del mesotelio pleurico

Potrebbero bastare anche poche fibre
E’ il tumore che purtroppo viene in mente quando si parla o si sente parlare di amianto. Il mesotelioma ha caratteristiche particolari e molto pericolose, e in questi anni, giustamente, non si è fatto una buona fama...

Per fortuna, si può affermare che nella nostra zona la diffusione di questo cancro non sia elevata come lo è in altre. Certo, di casi purtroppo se ne contano: dal ’96 al 2003, se ne sono osservati 68 nella provincia geminiana, ma su di un totale di oltre 700 nella regione. I numeri rivelerebbero che a Modena così come nel distretto di Sassuolo (ma come, in fondo, in tutta l’Emilia Romagna) ci sia una certa sensibilità sulle tematiche relative alla pericolosità delle fibre di amianto, e che l’attenzione, l’informazione e la messa in sicurezza dei siti a rischio procedano.
Meglio così, vista l’eziologia del mesotelioma: “Il rapporto che c’è tra questo tumore e l’amianto, non è dipendente dalla dose inalata - spiega il professor Massimo Federico, direttore del Registro Tumori della Provincia di Modena -. Ci può essere il caso del soggetto che respira amianto per anni e non si ammala e il caso di quello, purtroppo, che lo respira molto meno e contrae la malattia”. Non è come con il fumo: “Per le malattie da fumo di sigaretta solitamente c’è una correlazione diretta con la quantità. Qui no, possono bastare poche fibre.” Che hanno un diametro anche 1500 volte più sottile di un capello. “Nella maggior parte dei casi, le fibre respirate danno luogo a malattie infiammatorie croniche e non a tumori. Ma qualche volta finiscono negli alveoli e diventano una fonte di irritazione che danneggia i mesoteli, e prima o poi si manifesta il tumore”. 

Un periodo di latenza “maledetto”
L’aggettivo “maledetto” è nostro, ma non sapremmo come descrivere altrimenti un tumore che mediamente rimane latente per oltre 25 anni dopo l’esposizione alla sua causa. Un lungo periodo che, ai tempi in cui l’amianto veniva usato praticamente ovunque, ha ritardato la consapevolezza del problema. Maledetto. “I mesoteliomi che vediamo adesso - sottolinea il professor Federico - sono appunto quelli determinati da esposizioni degli anni ’70 e ’80.”
Nella vicina Reggio, si registra purtroppo un tasso più alto rispetto a Modena in quanto per anni tantissimi operai hanno avuto a che fare con la coibentazione a mezzo amianto di vagoni ferroviari.
La stessa Reggio Emilia è la sede del Registro regionale dei mesoteliomi: “Ogni volta che ne individuiamo uno, con loro si attiva una procedura per cercare di ripercorrere la storia lavorativa dell’individuo.” E risalire, quindi, alle potenziali cause, quasi sempre riscontrate nell’ambiente lavorativo.
Per chiudere, vale la pena ricordare come il fumo potenzi la pericolosità delle fibre di amianto. 

(per leggere l'inchiesta completa sulla situazione dell'amianto a Sassuolo, clicca qui) 



Commenti
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peer to peer  - MONITO   |2008-05-19 09:08:01
Questo serva da monito per tutti quelli che sottovalutano l'utilizzo di sostanze
pericolose. Questi sono pericoli come quelli degli incidenti sul lavoro.
Attenzione!!!
gigi  - Ma la vergogna è che non si fa nulla   |2010-06-08 11:33:53
La vergogna è che non si fa nulla d'autorità per rimuovere la presenza
dell'amianto: pensate ai tetti o sottotetti in ondulato eternit, ce ne sono
ancora moltissimi, dai pollai alle abitazioni. Per la bonifica occorre pagare
migliaia di euro di tasca propria e molti sconsiderati preferiscono far finta di
niente. Allora che intervengano comuni e regione!!!
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