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Mezzetti: "Basta minimizzare" Stampa E-mail
Scritto da Catia Bartoli   
mercoledì 06 settembre 2006

Parla Massimo Mezzetti, Consigliere Regionale impegnato da anni nella lotta contro le organizzazioni criminali

Raggiungiamo Mezzetti, Consigliere Regionale dell'Emilia-Romagna (gruppo Uniti nell'Ulivo - DS) per telefono a pochi giorni dall’increscioso fatto dell’esplosione all’ufficio entrate di via Adda, per chiedere un suo parere sull’accaduto.
Sappiamo che da tempo si occupa di fatti legati alla criminalità organizzata nel nostro territorio.  Cosa è accaduto dunque? La cittadinanza sassolese deve preoccuparsi del fatto che stia cambiando in maniera così evidente il metodo d’azione delle cosche nel nostro comprensorio?
Prima della cittadinanza sarebbe bene che se ne preoccupassero le istituzioni locali preposte all’ordine pubblico le quali da molti anni tendono a sottovalutare quello che oramai non è più un pericolo ma è purtroppo una realtà. Da anni infatti si registra sul territorio emiliano-romagnolo la presenza di una criminalità organizzata sotto le sue varie forme: Mafia, Camorra e ‘ndrangheta.

Massimo Mezzetti
Il consigliere regionale Massimo Mezzetti

Agire nell’ombra, nel nostro territorio, sembrava essere un po’ la tecnica delle varie organizzazioni criminali.
Fortunatamente abbiamo ancora un tessuto amministrativo e sociale impermeabile all’infiltrazione di elementi criminali nelle sue forme più cruente. Esiste infatti un’attenzione particolare da parte del singolo cittadino che tende a segnalare situazioni sospette, ed amministrazioni attente che sono riuscite a sventare tentativi di penetrazione mafiosa. Infatti queste organizzazioni non si caratterizzano nel nostro territorio attraverso fatti di sangue particolarmente eclatanti o cruenti, questo fa si che molto spesso si tenda a sottovalutare il fatto che invece utilizzano la nostra economia ricca e prospera per svolgere attività di carattere economico e finanziario che fungono da copertura per il riciclaggio di denaro sporco che proviene invece da attività illecite. Evitare manifestazioni cruente gli permette così di lavorare in pace. Sta al lavoro di investigazione e a quello preposto alle autorità per l’ordine pubblico di indagare su questo tipo di fenomeni, per stroncarli sul nascere.      
In questo caso dunque cosa è successo? Si è trattato di un episodio isolato perché qualcuno ha “messo il naso” dove non doveva o è l’inizio di un fenomeno che potrebbe pericolosamente crescere e riproporsi?
Questo è il punto. Salvo alcuni precedenti lievi episodi di attentati dinamitardi verso alcune attività commerciali è questa la prima volta che si attacca con tale violenza un ufficio statale. L’attività di indagine fiscale dell’ufficio delle entrate deve aver toccato qualche “nervo sensibile”. Il fatto che sia la prima volta che accade deve accendere un importante campanello d’allarme. 
Si sta per aprire uno scenario tragico?
Non posso prevederlo, ma negli ultimi tempi sono stati effettuati, proprio nella nostra provincia, arresti eccellenti: personaggi legati al clan dei Provenzano, alla ‘ndrangheta calabrese, a famiglie camorriste. Questi arresti non sono mai stati il frutto di indagini svolte dalla procura locale o dalle nostre forze dell’ordine ma sono il risultato di indagini seguite dalla Direzione Investigativa Antimafia nazionale o da altre procure italiane. Questo denota una carenza investigativa locale che richiede forze, mezzi, uomini e risorse finanziarie da investire. L’80%  dell’attività della procura modenese è legata alla persecuzione di reati legati alla legge Bossi-Fini, attività che distoglie forza ed energia a quella investigativa rivolta contro i veri e grossi poteri che molto spesso sono dietro al racket dello spaccio, della prostituzione, dei fenomeni che vediamo per strada. E’ lì che bisogna andare a colpire per risolvere i problemi alla radice, anche di ordine pubblico, che abbiamo sul nostro territorio.



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