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Street art, sweet art! Stampa E-mail
Scritto da Marco Mazzacani   
mercoledì 25 aprile 2007

Noto alle cronache per essere apparso sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali (Corriere della Sera, Repubblica, Sole24Ore…) e reduce dall’incredibile successo di pubblico riscosso per la mostra “Street art, Sweet art” al PAC, il writer milanese BROS nei giorni scorsi ha compiuto un’incursione nella nostra città.
Quanto segue è una conversazione con uno dei più importanti esponenti della nuova cultura underground italiana, del graffitismo e della street art

"La muraille est le papier de la canaille", Paul Valery

Il writer milanese Bros
Un profilo di Bros, writer milanese (foto Martignoni)
BROS, Classe 1981, liceo artistico, poi iscritto alla facoltà di Disegno Industriale, ma soprattutto writer di grande talento. Sei conteso dai maggiori critici e galleristi nazionali ma i tuoi lavori parlano alla gente comune.
Anni fa, trasferendomi in città dall’interland milanese, mi sono fatto travolgere dalla street art iniziando a disegnare tag (nome scelto come firma dai writers, ndr) sui muri; solo in seguito ho cominciato a ritrarre personaggi ideali composti essenzialmente da figure geometriche. Il mio è un linguaggio elementare, con tratti semplici e puliti che possono essere compresi da chiunque. I miei disegni sono ormai solo di grandi dimensioni e con colori fortissimi perché in una città come Milano il problema maggiore per i writers è di venire schiacciati dalla enorme quantità di affissioni pubblicitarie.
La recente mostra al PAC è stata giudicata da molti osservatori come una delle più innovative e originali degli ultimi anni, tanto da essere prorogata per lo straordinario successo di pubblico.
All’interno dell’esposizione è stato raccolto tutto il meglio della street art italiana, dagli anni 80 ad oggi, ed hanno partecipato oltre 30 artisti. Molti appartengono alla primissima generazione di writers italiani, tra i quali Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led, Basix, altri invece vengono considerati i protagonisti della nuova ondata di street artist, come Microbo, Ozmo, Abominevole, Bo130, e poi ancora Pao, Pus, Ivan, Tv Boy e ancora altri.
Si è trattato di un’operazione rischiosa, in quanto portare arte di strada all’interno di un museo poteva rappresentare un evidente controsenso. Il pubblico però ha capito e amato i nostri disegni.
Un momento positivo per graffiti e street art in generale, riconosciuti ormai come arte tout court.
E’ notizia recente di un tizio che dopo aver ritrovato sui muri della propria abitazione un graffito di Bansky (famoso street artist inglese, ndr) ha deciso bene di vendere la casa non ad una agenzia immobiliare ma ad una galleria d’arte. Ora la galleria vende il graffito di Bansky con il “supporto” della casa. Episodi come questo, forse esagerati, rendono molto bene l’importanza del momento attuale per tutta la street art.  
Si potrebbe scorgere una contraddizione latente nel commercio di arte di strada…
È legittima l’aspirazione per molti writers a cercare di vivere del proprio talento. Altrimenti si può sempre lavorare da Mc Donald il giorno e disegnare la notte…Non nego che sia gratificante trovare persone disposte a pagare i miei disegni, e per far conoscere i miei lavori al pubblico è necessario anche l’intervento di critica e galleristi. Si deve cercare di comunicare anche a livello mediatico altrimenti si rimane confinati in strada per sempre.  
I detrattori però non mancano. Tuttora i vostri interventi vengono considerati da molti quantomeno illegali.
La stessa amministrazione milanese ha al momento un atteggiamento contraddittorio nei confronti dei graffiti; da una parte l’Assessore Sgarbi sostiene e sponsorizza la mostra al PAC, dall’altra il Sindaco Moratti ha avviato politiche per la pulizia sistematica dei muri. Detto questo credo che Milano, se rapportata ad altre realtà europee, sia ancora una città ideale per la street art…
Il recente intervento a Sassuolo rappresenta una svolta nel tuo modo di disegnare…
Da mesi ormai mi interesso di semiotica, di studio dei simboli. Il disegno comparso sul muro dell’ospedale nuovo non è altro che un’equazione matematica, con disegni sostituiti ai numeri: “il rosso del sangue sta all’ospedale come il colore giallo sta alla luna”. Un linguaggio semplice, matematico che tutti abbiamo appreso a scuola, ritratto con colori sgargianti che bene interagiscono con il contesto che li ospita. Si tratta del primo lavoro in assoluto con questa simbologia.
Un’opera d’arte godibile da chiunque…Milano, Sassuolo, dove altro…?
Non so, forse mi sposterò dove i graffiti sono ancora leciti, forse a Roma, forse al Sud. O forse all’estero..

 

L'equazione-graffito sul muro dell'Ospedale di Sassuolo
Il graffito sul muro di cinta dell'Ospedale di Sassuolo, opera del writer milanese Bros (foto Martignoni)
 



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