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“Cooperative irregolari anche a Sassuolo" Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
sabato 11 febbraio 2006
"Nuocciono al mercato, sfruttano lavoratori”.
I sindacati descrivono l’attività di centinaia di cooperative di facchinaggio, tante attive nel nostro distretto: approfitterebbero di “zone grige” della legislazione per sfruttare vantaggi senza ottemperare agli obblighi

Tantissime cooperative irregolari, qualcuna definita addirittura “banditesca”: società difficili da individuare, create ad hoc per poter usufruire dei vantaggi previdenziali e fiscali che la legge concede alle cooperative senza però ottemperare agli obblighi. Anzi, tutt’altro: tali cooperative, agendo in una “zona-grigia” della legislazione, nuocerebbero gravemente alla equa concorrenza del mercato operando in condizioni vantaggiose rispetto alle altre società, sfruttando, in maniera notevole, l’incolpevole ignoranza ed il bisogno occupazionale di tantissimi soci/lavoratori. In sintesi è questo il quadro, ben poco rassicurante, descritto dai sindacati per quanto riguarda una cospicua fetta del mondo cooperativistico italiano, modenese e, a detta dei sindacati stessi, sicuramente anche sassolese, sia per quanto riguarda le piccole che per le grandi aziende. Ci riferiamo alle cooperative soggette alla legge n° 602/70, società che svolgono prevalentemente attività di facchinaggio, logistica e pulizie. Image

Parla Maurizio Sernesi, Segretario Provinciale della Filt-Cgil: “Sia chiaro che fortunatamente in tutti i settori le cooperative oneste e regolari ci sono: non va fatta confusione. Ma resta il fatto gravissimo che secondo le nostre stime solo nel settore trasporti-facchinaggio oltre la metà delle cooperative che forniscono servizi e lavoratori per piccole e grandi ditte, per un motivo o per un altro non opera secondo i dettami della legge.”

La Camera di Commercio di Modena conta ca. 350 cooperative del settore facchinaggio e logistica: almeno 180 dunque, a detta della Filt-Cgil, opererebbero in maniera illegale. Sono tantissime, inoltre, quelle che operano nella nostra zona avendo sede fuori provincia. Il “boom” di questo fenomeno si sarebbe registrato negli ultimi 7/10 anni, sulla scia della tendenza da parte delle aziende di abbattere i costi e aumentare la flessibilità  appaltando a ditte esterne i lavori di pulizia, movimentazione merci, logistica e gestione del magazzino, in alcuni casi anche fasi del ciclo produttivo: qui si sarebbero inserite diverse cooperative irregolari. “E’ oramai abitudine chiamare tali cooperative ‘spurie’: più correttamente andrebbero definite ‘destrutturate’. Tante di queste società formalmente appaiono corrette, con tanto di statuto e regolamento, ma sostanzialmente hanno finalità ben diverse: mancano i veri requisiti di mutualità, manca la finalità ‘pro-socio’ dell’essere cooperativa, mancano i criteri di onorabilità e professionalità, sovente operano come Società di “somministrazione” di manodopera, senza averne titolo, e si sciolgono non appena sentono puzza di bruciato. La volontà di tali soggetti è solo quella di approfittare della situazione e di sfruttare alcune zone nebulose della legislazione. Ogni cooperativa ha un regolamento interno che in pratica auto-determina le retribuzioni e ultimamente si è cercato di definirne meglio i parametri (specie con la legge 142 del 2001), ma l’interpretabilità delle norme rimane e l’adeguamento a standard comuni da parte di tutti incontra parecchia resistenza. Costituire una cooperativa è relativamente semplice: sono sufficienti tre soci. In questi anni è poi altrettanto semplice trovare lavoratori da far associare e raggirare”. Sernesi si riferisce a lavoratori extracomunitari ma non solo: “Tutte persone con un’alta disponibilità a lavorare, anche fino a 250 ore mensili; lavoratori che magari per incolpevole ignoranza si affidano a queste società senza conoscerne bene i meccanismi: alcune cooperative irregolari riescono a pagare i propri soci anche solo 5 € all’ora (o meno, come si può vedere in un esempio di busta paga cliccando qui)

Per rimpinguare le buste paga è diffusissimo un escamotage: compensi indicati sotto la voce “trasferta esente”, ovvero rimborsi non soggetti a tasse e contributi per la società che in alcune buste arrivano a coprire quasi la metà del totale, pagamenti senza contributi che il lavoratore accetta pur di intascare qualcosa di più subito. Le denunce che ci arrivano sono pochissime: i lavoratori hanno paura di perdere il posto, cosa che nel caso di extracomunitari comporterebbe il rischio dell’espulsione, e quindi si adattano alla situazione. Tra l’altro una modifica del 2003 alla legge 142 ha secondo noi peggiorato la situazione dei lavoratori, togliendo il distinguo tra rapporto associativo e rapporto di lavoro: oggi è tutto incorporato e quindi è probabile che per una causa per un licenziamento si finisca dal giudice ordinario piuttosto che da quello del lavoro. Tempi più lunghi e a nostro giudizio meno tutele per il lavoratore.” Vengono chiamate in causa anche le stesse aziende che si affidano alle cooperative destrutturate: “Il committente per legge dovrebbe verificare i requisiti delle società con cui lavora… Poi è chiaro che ci sono quelli seri che lo fanno e che magari non riescono a rendersi conto delle irregolarità, visto che è difficile anche per noi. Ma è normale che il sospetto di connivenze ci sia.”



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