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Schumacher, il campione che dorme sul lavoro Stampa E-mail
Scritto da Leo Turrini   
giovedì 09 giugno 2005
Le avventure quotidiane dell'abitante più veloce della contea...

Il tedesco Michael Schumacher
Schumi ai box (Copyright Ferrari S.p.A)

Ci sono divi che si comprano castelli. Altri che acquistano sofisticati super attici nel
cuore di New York. Altri ancora che investono montagne di euro in un agriturismo, magari illuminato dal sole della Toscana.
Vabbè, non che un certo Michael Schumacher sfugga alla tradizione: anche il Fenomeno
dell'automobilismo sportivo ha la sua bella residenza imperiale sulle placide sponde
di un lago della Svizzera. E se vi azzardate ad avvicinarvi troppo ai cancelli della
sontuosa dimora, beh, rischiate di essere rallegrati divorati e risputati da feroci
molossi.
Però, tutto ciò premesso, è il caso di raccontare un dettaglio curioso.
Quando mi sono dedicato alla stesura di un libro a lui dedicato, cioè dedicato al Michelone che ha riscritto la storia della Ferrari, cosa ho scoperto? Ho scoperto che, nella sua dimensione di cittadino aggiunto del...comprensorio della ceramica, il Campionissimo tedesco ha optato per una sobria sistemazione, in stile 'tutto casa e lavoro'.
In breve: sbarcato sulla Luna ferrarista nell'ormai lontano 1996, all'inizio Schumi trascorreva le nottate in zona nella quiete di un albergo, evidentemente molto lussuoso. Ma forse di hotel ne aveva abbastanza, frequentandoli per forza in occasione delle trasferte che si chiamano Gran Premio.
E insomma un bel giorno Michelone bussa timidamente alla porta del datore di lavoro Montezemolo e chiede una cortesia. Questa: perchè non mi lasciate dormire nella casetta che sorge accanto ai box del circuito di Fiorano? (in tedesco: xkè non laziare me sotto tetto di pisten?).
Ora, è noto che Schumi ha il braccio corto: passa ai due figli una paghetta da un euro (1, esatto) alla settimana e non è tipo da sprechi, pur avendo accumulato un patrimonio superiore ai mille miliardi di lire di vecchio conio. Però, nella circostanza, non era l'esigenza di risparmiare a spingerlo alla cortese domanda: infatti, il conto dell'albergo mica lo pagava lui. La 'casetta' aveva ed ha un valore storico particolare: conteneva infatti l'ufficio nel quale Enzo Ferrari in persona si intratteneva con i piloti impegnati nei test 'casalinghi'.
Era, la 'casetta', una specie di 'buen retiro' del Drake: se aveva voglia di staccare dalle incombenze'ufficiali', il papà del Cavallino scappava lì dentro e si isolava dal mondo.
Può darsi (anzi, ne sono certo) che tutto questo Schumi non lo sapesse. Però, nel fondo, le motivazioni sue erano identiche a quelle dell'uomo che aveva creato il mito di Maranello: evitare l'albergo tra un giorno e l'altro di prove significava guadagnare l'illusione di essere comunque 'in famiglia', distante ma non emotivamente lontano dalla serenità delle cose proprie, intime, private.
Riassumendo: senza nemmeno insistere troppo, Schumi ha ottenuto il...letto che cercava. In dieci anni da cittadino del comprensorio della ceramica, fisicamente ha trascorso almeno cinquecento notti lì dentro. Chi frequenta l'ambiente, l'ha visto spesso, alle otto del mattino, accogliere i primi meccanici assonati cui spetta il compito di preparare le macchine per i test. Se le operazioni richiedono più tempo del previsto, allora Michelone afferra una bicicletta e si mette a pedalare sul circuito. A volte alcuni passanti lo hanno scambiato per il custode del tracciato.
Ecco, sono stati questi 'particolari', molto locali e quindi molto 'nostrani', a spingermi a scegliere, per il libro, il sottotitolo: “La leggenda di un uomo normale”. Perchè si può essere Fenomeni al volante di una automobile, senza smarrire l'identità.



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