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Sopra c'era scritto: "Grazie, Luca" Stampa E-mail
Scritto da Leo Turrini   
sabato 09 febbraio 2008
Si narra qui la storia di tal Luca Baldisserri, sanmichelese d’adozione e non solo, divenuto per evidenti meriti il gran capo delle Ferrari sulle piste.
Tra le righe non potevano mancare Schumi ed Eddie Irvine, Luca Cordero e Ross Brawn, Hamilton e Nigel Stepney. Oltre, naturalmente, alla splendida Simonetta.
E non si poteva non parlare di quel difetto incorreggibile di Luca…

Meccanici al lavoro
Una Rossa ai box (Copyright Ferrari S.p.A)
 

Come storia, sarebbe piaciuta tantissimo al Drake, sissignore. Al mitico Enzo Ferrari, ‘di pirsona pirsonalmente’, per rubare una battuta al gergo di Catarella, il poliziotto amico del commissario Montalbano ma non dell’alfabeto. Come storia, ha qualcosa di vagamente sassolese nello sviluppo esistenziale e professionale, sebbene il soggetto abbia origini altre, cioè non è nato qui ma sotto un cielo distinto e distante. E però sassolesi magari si diventa: per adozione, per seduzione, per matrimonio, per passione, eccetera. Insomma e in breve: non era mai successo, in oltre sessant’anni di storia e di leggenda, che un abitante di San Michele dei Mucchietti fosse il gran capo della Signora in Rosso sulle piste del pianeta. In quel posto lì, un posto ambitissimo e peraltro scomodissimo, si sono avvicendati tecnici piemontesi e inglesi, con esterofile concessioni anche a cittadini di remoti paesi europei. Ma uno di San Michele dei Mucchietti!!! Mai, ecco.
Dunque, non dovrebbe stupire più di tanto il dettaglio di cronaca che andremo ad illustrare nelle righe seguenti.
Per anni, facciamo intorno a fine secolo e fine millennio, sul territorio sanmichelese le vittorie della Ferrari di Michael Schumacher venivano salutate dalla apparizione di un allegro striscione. Sopra c’era scritto: ‘Grazie, Luca’. E i ben pensanti, ma anche quelli in assoluta buona fede, erano pienamente convinti che il Luca omaggiato e riverito dalla scritta popolare fosse ‘quel’ Luca là, inteso come Luca Cordero di Montezemolo, multipresidente abituato ad appoggiare le terga su prestigiosissime poltrone, dalla federazione italiana editori giornali alla Fiera di Bologna, passando per la Unione Industriali di Modena e infine planando sulle sommità celesti di Ferrari (appunto),
Confindustria e Fiat.
Solo che. Solo che, lo striscione di San Michele era dedicato ad un Luca distinto e distante. Il Luca di questa storia: sarebbe pure venuto il momento di stamparne il cognome, no?

Luca Baldisserri
Luca Baldisserri, sanmichelese di adozione (Copyright Ferrari S.p.A)

IL BALDO EROE. Luca Baldisserri, età indefinita tra i quaranta e i cinquanta, è il responsabile in pista delle Rosse. Cioè è lui che decide, alla fine della fiera, in quale maniera Raikkonen e Massa dovranno affrontare il Gran Premio. In quale giro saranno chiamati a rientrare ai box per il pieno di benzina. In che momento dovranno presentarsi in pista, al sabato, per andare a caccia della pole. E via così.
Un ruolo importantissimo. Decisivo: per ricoprirlo serve una preparazione formidabile, una conoscenza del mestiere superiore a qualsiasi incognita, una vocazione ad interpretare e risolvere le equazioni connesse con lo svolgimento di una corsa, una corsa a trecento all’ora.
Virtù rare, qualità difficili da scovare: se hai un capo ai box che si distrae o che toppa, puoi anche essere Schumacher e però la gara la perdi, cioè il capo fellone te la fa perdere. Infatti il tedescone,
preso atto del contributo che il Baldo garantiva, come ingegnere di macchina, alle prestazioni sopra le righe dello sguaiato e sgangherato Eddie Irvine, il tedescone, dicevo, chiese e pretese di averlo accanto a sé, il sassolese di San Michele. Era la fine del 1999. A ottobre del 2000, Michael conquistò il primo titolo iridato con la Rossa. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze.
Il sanmichelese Baldisserri non sbaglia mai (o quasi). In Ferrari se ne erano accorti presto, lo avevano visto crescere in officina e si erano accorti che le sue intuizioni, abbinate allo svolgimento di una competizione, erano puntualmente suffragate e consolidate dagli eventi. Dai fatti.
Ross Brawn, che della epica rinascita Rossa è stato il panciuto profeta, non a caso aveva voluto il
baldo eroe a fargli da vice, da partner, da spalla (non comica, eh), da socio fedele e ingegnoso. Ross Brawn è stato probabilmente il più grande direttore tecnico nella storia del Cavallino: ma la cosa migliore, credete a uno che ha la pretesa di capirne, l’ha fatta selezionando uno di San Michele dei Mucchietti quale successore.

L’IMPRESA. A scanso di equivoci: la scommessa professionale più delicata, il sassolese Baldisserri l’ha vissuta proprio quando Brawn ha deciso di tornarsene oltre Manica. Nominato erede del panciuto, il nostro ingegnere si giocava la borsa e la corsa, insomma le prospettive di una
vita. Avesse perso, chi lo avrebbe salvato dalle critiche? Non sarebbero bastati gli striscioni (esposti da un simpaticissimo bottegaio, per la cronaca e per la storia) dei vicini di casa. D’altronde, il posto, il ‘suo’ posto, faceva gola ad un sacco di gente: tutta la storiaccia delle spie, con coinvolgimento della McLaren, è nata involontariamente dal Baldo eroe, perché Nigel Stepney, dipendente infedele, sognava per sé le mansioni di capo in pista del Cavallino e il resto è storia, anzi, cronaca (giudiziaria).
Come sia andata, lo sapete. La Ferrari ha vinto tutto all’ultimo tuffo e adesso parlare bene dell’ingegnere di San Michele dei Mucchietti è quasi obbligatorio.
Viceversa, sarebbe stato il caso di parlarne bene anche se il mondiale lo avesse conquistato Hamilton: è troppo italiano, questo vezzo di far dipendere il giudizio su una persona da un punto in più o un punto in meno, da un gol segnato o fallito.

La Ferrari 2007 di Massa
Felipe Massa sui cordoli (Copyright Ferrari S.p.A)

IL LIBRO. Ma poi. Poi, in questa sede, presumibilmente interessa la dimensione ‘locale’ di un personaggio ‘globale’ come il Baldo eroe. Dunque, residenza a San Michele. Moglie ‘nostra’ in ogni senso, perché la signora Simonetta lavora in Marazzi. Giulia è la figlia tifosissima delle Unike, le donne del volley che stanno in A1. Tessera allo Sporting Club, giusto per smaltire le tensioni e le tossine da Gran Premio. Un contributo fondamentale all’arrivo della rete Adsl anche lì, a San Michele: cittadino tra i cittadini, san michelese tra i sanmichelesi, il Baldo era stato promotore della petizione che indusse Grazianone Pattuzzi, il sindaco, a rispettare una delle (tante, si capisce) promesse elettorali.
Dopo di che, conviene ricordare come Luca Baldisserri, l’uomo che sugli striscioni caserecci si spacciava per…Montezemolo, abbia spopolato anche in libreria. In virtù di una storia nella storia, molto originale. Nonché, pure questa, molto sassolese.
All’epoca del suo quarantesimo compleanno, il Baldo eroe è stato raccontato, in maniera splendidamente efficace, dalla…moglie. Da Simonetta. Che ha raccolto i ricordi, le emozioni, i tagli, i ritagli e le frattaglie del coniuge: visto da vicino, rivisto da bambino, narrato nel privato.
Doveva essere un regalo legittimamente ‘personale’, però poi la cosa è venuta così bene che la Libreria Incontri, sempre benemerita e che Dio ce la conservi a lungo, ha conferito una dignità editoriale al letterario prodotto della signora Baldisserri, poi distribuito in tiratura limitata ma presentato in gran spolvero in Rocca, all’ombra del Palazzo Ducale.
Ora, quello che non tutti sanno e nemmeno sono tenuti a sapere, è che il libricino in questione è diventato un oggetto di culto: perché i maniaci da collezione della Ferrari, quelli che accumulano materiale con una ossessiva passione per le…reliquie del Cavallino, si sono poi scatenati per recuperare una copia della cronaca dei quarant’anni di Luca. Io ne ho vista una sullo scaffale di un miliardario di Sydney, fanatico delle Rosse.
Obietterà il lettore miracolosamente arrivato fin qui: si vabbè, ma i difetti? Manco uno? Nemmeno piccolo piccolo? Ma allora qui non siamo alla biografia, bensì alla agiografia, questa sembra quasi la storia del Berlusca scritta a quattro mani da Schifani e Bonaiuti (con Mastella e Dini a correggere le bozze, perbacco).
D’accordo, sì. Un difetto, l’uomo che da San Michele dei Mucchietti domina il mondo e il mondiale di Formula Uno, ce l’ha. Un grave, gravissimo difetto. Almeno, per un interista come me.
E’ milanista, dannazione!



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