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Valerio Massimo Manfredi: “Senza conoscenze storiche si può vivere, senza emozioni no” Stampa E-mail
Scritto da Catia Bartoli   
domenica 09 settembre 2007

 Abbiamo contattato il grande storico e scrittore Valerio Massimo Manfredi, a cui abbiamo chiesto un’opinione sul valore del “Sapere” nel contesto di un romanzo storico

Valerio Massimo Manfredi è nato a Piumazzo (MO) nel 1943
Valerio Massimo Manfredi
Lei è un grande scrittore di romanzi storici. Il romanzo storico è un genere che permette al grande pubblico di avvicinarsi ed approfondire argomenti che, in molti casi, non avrebbe incontrato nel proprio percorso culturale. Avvicinare dunque la massa (non certo nel senso dispregiativo del termine) ai grandi temi storiografici non svilisce l’argomento? Rendere i grandi avvenimenti storici accessibili ai più non obbliga ad una “selezione” nell’approfondimento degli argomenti stessi?  O invece questo è il grande vantaggio nella nostra epoca: la diffusione, capillare, del “Sapere”?
La metà dei miei romanzi non sono ambientati nel passato ma in tempi recenti o addirittura in un prossimo futuro. I miei racconti sono ambientati in qualunque epoca.
Tutti i romanzi sono storici visto che sono inseriti e ambientati nella storia. In ogni caso, se la pregiudiziale è  un'epoca sufficientemente remota allora anche Omero, Manzoni, Tolstoj, sono scrittori di genere. Un romanzo ambientato in un (relativamente?) lontano passato non è un libro di storia più facile di quelli accademici, è una cosa completamente diversa: è una storia concepita per generare emozioni esattamente come un dipinto o un brano musicale, e non per veicolare informazioni. Sappiamo benissimo che i ciclopi e le sirene non esistevano ma senza l'Odissea saremmo immensamente più poveri. E' ovvio che un'opera letteraria deve avere comunque collocazione ambientale impeccabile e questa sì, contiene informazioni che possono essere anche più complete di quelle esposte in un'opera accademica e siccome non dimentichiamo ciò che ci emoziona è evidente che molte  informazioni ci resteranno fissate nella memoria, ma questo è  solo un effetto collaterale. Per costruire un'opera letteraria le nozioni sono soltanto un supporto grammaticale, è necessario possedere qualcosa che non si può apprendere in nessun libro: il talento;  in altri termini la capacità di trasmettere emozioni che altrimenti molti non proverebbero mai nella loro vita reale. Il fatto che la nostra mente è molto più grande della nostra vita induce in noi la necessità del sogno, ossia di poter vivere più vita e più vite. Senza conoscenze storiche si può vivere, senza emozioni no. Una vita senza emozioni è così deprimente, così piena di tedio da diventare  in molti casi insopportabile. Ecco perchè anche i  popoli più primitivi non hanno storia ma hanno storie, ossia l'epica. La massa non esiste quando si parla di libri a meno che non si parli di rarissimi  fenomeni come Harry Potter della Rawlings, ma anche questo è relativo: su otto miliardi di persone 350 milioni non sono necessariamente una massa: le masse sono quelle che vanno da Mc Donald, che bevono la Coca Cola e che guardano la televisione. I lettori di libri sono sempre una ristretta elite e quindi vanno rispettati come tali. Lo svilimento è  raccontare una disciplina scientifica con termini poveri e impropri, cosa che fanno certi improvvisati  e inadeguati divulgatori. L'opera letteraria peraltro ha una possibilità che manca  alla storia accademica: quella di rappresentare gli eventi come in una specie di diorama  in cui tutto è presente al medesimo momento, come in un quadro, cosa che non è concessa alla storia accademica costretta a  spezzare ogni singolo elemento della realtà in settori specializzati e separati,  e a raccontare sostanzialmente gli eventi su due assi : quello politico e quello cronologico. La letteratura ha la capacità di ricreare la vita.
La mia opera non seleziona necessariamente grandi argomenti storici o al contrario aspetti della realtà  rari e sconosciuti, o arcaici e misteriosi,  affronta ogni narrazione solo ed esclusivamente per la carica emotiva e per la rappresentazione epica ed estetica  che può generare. La diffusione capillare, superficiale e non di rado confusa del sapere si trova su internet o in certa saggistica di bassa o bassissima lega. Uno scrittore è quasi sempre un personaggio poco comune e i suoi lettori sono sempre persone speciali per un verso o per  l'altro.



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