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Confindustria: "Ma le ceramiche no"

Scritto da Francesco Martignoni

lunedì 10 marzo 2008

I dati di Confindustria Ceramica sulle percentuali di lavoro a tempo determinato mostrano un trend rovesciato rispetto a quelli generali raccolti dall’Osservatorio provinciale, che naturalmente non conteggiano solo le aderenti alla ex Assopiastrelle ma tutte le attività del distretto. Ricerche interne all’aziende affiliate, infatti, danno i contratti a termine nel 2006 al 41,5%, e quindi in forte discesa rispetto al 2004 quando le stesse ricerche li davano al 52,5%.
Discorso rovesciato anche per i contratti a tempo indeterminato: nel mondo ceramico sassolese erano il 42% nel 2004 e sono cresciuti fino al 54,5% nel corso del 2006. Come spiegano alcuni esperti della confederazione, questo ribaltamento è dovuto principalmete al fatto che i dati di ConfCeramica sono raccolti esclusivamente in grandi aziende che, a differenza di quelle con un minor numero di dipendenti, ricercano con meno energia la flessibilità. Il lavoro flessibile viene mantenuto e, a tratti, anche incentivato, ma mai portato all’eccesso perché i grandi della ceramica si trovano a dover affrontare anche problemi di natura differente. In primis: specifici ruoli aziendali o tecnici, soprattutto se corredati di esperienza, non sono più facilmente reperibili. Per evitare “furti” da parte della concorrenza, questi professionisti specializzati vengono blindati con contratti durevoli ed incentivi economici.
Nella produzione della piastrella sassolese è inoltre in leggero aumento il lavoro tramite agenzia interinale: si è passati dal 1,8% del 2004 al 2,7% del 2006. Confindustria Ceramica sottilinea come siano percentuali minuscole rispetto a quelle che comprendono anche tutti gli altri settori lavorativi (a Sassuolo 21,3% alla fine del primo semestre 2007). Parrebbe quindi che all’interno delle nostre grandi aziende si tenda a stabilizzare buona parte dei lavoratori, anche quelli che vengono inizialmente inviati da un’agenzia interinale, mantenendo però un certo margine di lavoro flessibile per far fronte ad eventuali periodi di crisi, tamponati anche con il taglio del personale.