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Non è vero che tutti i giorni sono uguali

Scritto da Antonella Vandelli

mercoledì 23 aprile 2014

Non è vero che tutti i giorni sono uguali.

Si assomigliano:le albe lasciano il posto ai tramonti, le lancette dell’orologio scandiscono le ore con una ligia puntualità e i calendari ci mostrano il succedersi dei numeri che compongono i mesi con la stessa sequenzialità.

C’è qualcosa, però, che determina l’imprevisto: la nostra vita o la nostra morte. Del 17 aprile, Sergio, hai colto solo la luce, che ha ridato i colori alla notte che li cancella. 58 primavere non sono tante per andarsene, ma neppure poche per non lasciare la propria orma su questa terra. E tu non hai camminato in punta di piedi, dove passavi lasciavi un segno indelebile.

Potrei tessere le lodi della tua esistenza: quando non ci siamo più, diventiamo tutti belli, buoni ed indispensabili, ma sarei retorica. Col cuore in mano, posso solo dire che ci manchi già. Ci mancano le tue passioni, i tuoi entusiasmi, i tuoi occhi vigili e la tua curiosità nei riguardi della vita. Hai amato. Tanto. E, se è vero che il buon Dio ha un posto vicino a Sé in base all’amore che abbiamo elargito, tu sei sicuramente al suo fianco. Non sei lontano, basta guardare in su e ti vediamo.

Ogni volta che passerà un’ambulanza, forse non potremo fare a meno di sperare che ci sia ancora tu all’interno, con la tua dedizione verso chi soffre. Sergio, avevi un cuore grande. Ho sbagliato la voce verbale, scusa, hai un cuore grande.

Grazie, Sergio, per essere stato tra noi, uomo fra gli uomini, con i tuoi dolori e le tue gioie, i tuoi successi e le tue sconfitte. Grazie, soprattutto, per le lacrime che hai asciugato, per le parole che hanno riacceso la speranza a chi l’aveva persa e per la mano che hai teso per sollevare chi stava cadendo.

Ciao, Sergio Sgarbi, non ci dimenticare… Lo so che sei solo nella stanza accanto e che fai il tifo per noi.