La luna è rotta, la luna è da cambiare. Si è fulminata, come una lampadina in un sottoscala condominale. La luna in cantina, la rima facile. La luna che piega a Bratislava: un momento perfetto che sembra posticcio, già scritto. Bevi un boccale tu, William partecipante alla gita classe, erotomane senza briglie. Hai il cuore che pulsa; desidereresti un rapporto benedetto dalla birra a Bratislava, che con te prega affinché si compia il miracolo dell’alcol: la disinibizione, il sesso senza ragione, il sesso impazzito che speri rinverdisca le tue pochezze. William, sei un giovane velleitario, fumi Maria Giovanna in una stanza con i tuoi compagni ingellati. Rimbaud di piccolo cabotaggio, un minuscolo miraggio. Dormi e ti svegli sulla moquette nudo, con i giapponesi che fotografano Moby Dick, colta negli ultimi spasmi mattutini. Ti senti un escremento in disfacimento;vorresti scomparire tra i ghirigori del pavimento, alla mercè di cameriere frettolose, tacchi a spillo. Aspirapolvere ingordi di acari. I dolori del giovane Wiliam e degli altri furfanti, si stanno per concludere, e che ne sarà di loro, rimane solo il mal di testa. Il rimpianto per non aver fatto l’amore. Ma sarebbe un’altra storia. Racconto di ragazza addolcita dai lineamenti del tempo, tua moglie. Incastrati tra le maglie della seduzione finita. Piccoli Borghesi ritornano nelle Emilie e si credono cambiati, ma sono già fagocitati dal sistema che il ha già inglobati. Andare ad Amsterdam e guardare le Puttane nelle vetrine. Il prode Wiliam c’era. Che ne sarà di loro? Un muro di condensa sui vetri sporchi, lordati da frasi già dette. Si combatte insieme con un beveraggio tra amici. Il fegato scoppierà prima o poi. William non sente più niente; solo novene sempre uguali, del posto giusto al momento giusto. Wiliam, ha detto basta, sfondando i luoghi convenzionati della noia comunitaria. Ha fatto un salto nel buio, ed è caduto nella nebbia. Non ha paura, la bruma è solo primavera da ricucire con il filo paziente delle stagioni. Il ragazzo la sente tutta addosso, è lui la primavera. Wiliam solo sene và per la città, ballerino danzerino balla sul Dancefloor cittadino. Tonico, brillante, un passo di danza una sassaiola di meteoriti. Infinti spazi siderali. Sono tutte pecore in transumanza. Lui pecora che sballa in cerca di lune. Movimento frenetico, asmatico . Niente lo ferma: la bruma, è schiuma dolce. William è vivo. Non è stato scalfito dai ricordi romantici e melensi. L’amore a Bratislava era una luna di cartone. Un miraggio generazionale. Una beffa gravosa, regalo gravitazionale. Adesso, assenza di gravità: capriole nel vuoto, ballare da solo, uno sgocciolio di stelle cadenti. Stelle ballerine William strilla nel firmamento. La luna non si è rotta, si tocca con un solo dito. Rivede nella città le ombre vaghe dei suoi compagni, sono solo ristagni Solo, evapora sospeso. Sbocciare argento. L'autore Michele Medici è un lettore del "Sassolino" che ci ha mandato una serie di racconti, da cui abbiamo scelto quello proposto.
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